Научная статья на тему 'ANALISI E GENESI DELL’ERRORE IN TRADUZIONE'

ANALISI E GENESI DELL’ERRORE IN TRADUZIONE Текст научной статьи по специальности «Языкознание и литературоведение»

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Ключевые слова
ERRORE TRADUTTIVO / LINGUISTICA CONTRASTIVA / LINGUA RUSSA / LINGUA ITALIANA / IPNOSI DI PAROLA IN TRADUZIONE

Аннотация научной статьи по языкознанию и литературоведению, автор научной работы — Kobzeva O.V.

L’obiettivo del presente elaborato è quello di illustrare e analizzare gli errori traduttivi commessi da parte dei discenti italiani che studiano la lingua russa come lingua straniera (L2), e altresì sviluppare un’utile classificazione di errori al fine di migliorare la competenza traduttiva e prevenire errori futuri. Per questo motivo, grazie all’approccio induttivo, gli errori traduttivi sono analizzati dal punto di vista linguistico e cognitivo. Come base teorica è stata utile la classificazione degli errori proposta dallo studioso russo, V.N. Komissarov (1990). Tutti gli errori sono stati divisi in due tipi: errori di competence ed errori di performance (secondo Chomsky 1965, sulla competenza linguistica). Con tale divisione, è emerso che errori di competence e di performance - come: errata scelta nelle restrizioni, calchi - sono dovuti all’interferenza linguistica sia interlinguale, che intralinguale, ma anche a difficoltà di eseguire parafrasi, a mancanza di formazione filologica. È noto che gli errori sono determinati dall’effetto negativo di molti fattori, ma il fattore principale è quello di trattare il processo traduttivo non come un’abilità integrata, bensì come una mera sostituzione delle parole di una lingua con le parole di un’altra lingua. È reso noto che errori di competence sono i più gravi dal momento che vi è divergenza rispetto al significato originale. L’attenzione è stata notevolmente rivolta verso il distrattore come ipnosi della parola, in quanto la traduzione, essendo un’attività mentale determinata dai processi cognitivi, può essere disturbata da questo fenomeno. In conclusione, vengono discusse alcune strategie per migliorare il processo traduttivo; sono altresì individuate alcune aree per ulteriori ricerche.

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ANALYSIS AND GENESIS OF TRANSLATION ERRORS

The present study is aimed to investigate and analyze the translation errors committed by Italian students who study Russian, and identify the source of errors in order to improve their translation ability. The concept of error has been analyzed from a linguistic and cognitive point of view. It has been also argued that non-strictly linguistic factors, such as demotivation, disattention, apathy, as well as hypnosis of a word, may also be responsible for error сommitting. It has been noted that errors are determined by the negative effect of many factors, but the main factor is to treat the translation process not as an integrated activity, but as a mere substitution of the words of one language with the words of another language, as literal translation is easier and faster. An integrated errors classification based on Komissarov’s view of translation errors (1990) is provided. According to this classification, translation errors are divided into competence errors and performance errors. It has been noted that the competence errors are the most serious, since there is divergence from the original meaning. The attention is directed towards such a distractor as word hypnosis, since translation, being a mental activity determined by cognitive processes, can be disturbed by this phenomenon. Finally, the strategies for effective error management, as well as some recommendations to improve translation skills have been provided.

Текст научной работы на тему «ANALISI E GENESI DELL’ERRORE IN TRADUZIONE»

Научная статья УДК 347.78.034

Филологические науки https://doi.org/J0.26907/2658-332J.202J.4.3.392-4J0

ANALISI E GENESI DELL'ERRORE IN TRADUZIONE

O. V. Kobzeva

Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa, Italy olgakobzeva80@gmail.com

Abstract. L'obiettivo del presente elaborato è quello di illustrare e analizzare gli errori traduttivi commessi da parte dei discenti italiani che studiano la lingua russa come lingua straniera (L2), e altresi sviluppare un'utile classificazione di errori al fine di migliorare la competenza traduttiva e prevenire errori futuri. Per questo motivo, grazie all'approccio induttivo, gli errori traduttivi sono analizzati dal punto di vista linguistico e cognitivo. Come base teorica è stata utile la classificazione degli errori proposta dallo studioso russo, V.N. Komissarov [1]. Tutti gli errori sono stati divisi in due tipi: errori di competence ed errori di performance (secondo Chomsky 1965, sulla competenza linguistica). Con tale divisione, è emerso che errori di competence e di performance -come: errata scelta nelle restrizioni, calchi - sono dovuti all'interferenza linguistica sia interlinguale, che intralinguale, ma anche a difficoltà di eseguire parafrasi, a mancanza di formazione filologica. È noto che gli errori sono determinati dall'effetto negativo di molti fattori, ma il fattore principale è quello di trattare il processo traduttivo non come un'abilità integrata, bensi

come una mera sostituzione delle parole di una lingua con le parole di un'altra lingua. È reso noto che errori di competence sono i più gravi dal momento che vi è divergenza rispetto al significato originale. L'attenzione è stata notevolmente rivolta verso il distrattore come ipnosi della parola, in quanto la traduzione, essendo un'attività mentale determinata dai processi cognitivi, puó essere disturbata da questo fenomeno. In conclusione, vengono discusse alcune strategie per migliorare il processo traduttivo; sono altresi individuate alcune aree per ulteriori ricerche.

Parole chiave: errore traduttivo; linguistica contrastive; lingua russa; lingua italiana; ipnosi di parola in traduzione.

Per citare: Kobzeva O.V. Analisi e genesi dell'errore in traduzione. Rivista linguistica di Kazan. 2021;3(4): 392-410. https://doi.Org/10.26907/2658-3321.2021.4.3.392-410

Abstract. The present study is aimed to investigate and analyze the translation errors committed by Italian students who study Russian, and identify the source of errors in order to improve their translation ability. The concept of error has been analyzed from a linguistic and cognitive point of view. It has been also argued that non-strictly linguistic factors, such as demotivation, disattention, apathy, as well as hypnosis of a word, may also be responsible for error committing. It has been noted that errors are determined by the negative effect of many factors, but the main factor is to treat the translation process not as an integrated activity, but as a mere substitution of the words of one language with the words of another language, as literal translation is easier and faster. An integrated

Original article

https://doi.Org/10.26907/2658-3321.2021.4.3.392-410

Philology studies

ANALYSIS AND GENESIS OF TRANSLATION ERRORS

O. V.Kobzeva

Institute for Linguistic Mediators of Pisa, Pisa, Italy olgakobzeva80@gmail.com

errors classification based on Komissarov's view of translation errors [1] is provided. According to this classification, translation errors are divided into competence errors and performance errors. It has been noted that the competence errors are the most serious, since there is divergence from the original meaning. The attention is directed towards such a distractor as word hypnosis, since translation, being a mental activity determined by cognitive processes, can be disturbed by this phenomenon. Finally, the strategies for effective error management, as well as some recommendations to improve translation skills have been provided.

Keywords: translation errors; norms of translation; Russian e Italian language; hypnosis of the word in translation.

For citation: Kobzeva O.V. Analysis and Genesis of Translation Errors. Kazan linguistic journal. 2021;3(4): 392-410. (In Italian) https://doi.org/10.26907/2658-332L202L43.392-410

La terza fase dell'attivitá traduttiva consiste nella valutazione del lavoro svolto. In questa fase, occorre valutare l'equivalenza del testo prodotto rispetto all'originale dal punto di vista semantico e pragmatico, nonché valutare se tutte le informazioni implicite siano adeguatamente esplicitate e rese accessibili al pubblico di arrivo. In ultima istanza, occorre valutare il testo prodotto in ottica degli errori grammaticali, lessicali e stilistici. L'obiettivo di questa fase e, inoltre, migliorare la qualitá del processo traduttivo, delinearne e analizzarne le tipiche difficoltá.

Nell'analisi degli errori traduttivi e stato applicato il metodo induttivo, quindi si era partiti dalle traduzioni effettuate. L'utilitá del metodo induttivo e stata giá approvata da Roman Jakobson, il quale, per arrivare alle sue geniali scoperte sulla marcatezza [2, p. 183], su metafora e metonimia (cioe due modalitá per esprimere il medesimo concetto [3, p. 260-266]), adotto proprio il metodo induttivo e studio le persone colpite da afasie.

1. Competenza traduttiva.

Nel processo traduttivo, nel contesto italiano > russo, si sono presentate alcune difficoltá. Sulla base empirica e teorica, si e cercato di delineare, sistemare, analizzare e classificare gli errori riscontrati nelle traduzioni, affinché si potesse sviluppare un'utile classificazione, che tenesse conto dei vari fattori.

Lo studioso russo, traduttore, Lev Latyshev, introduce il termine di competenza traduttiva [4], e sottolinea che la competenza traduttiva e "un insieme di competenze, di saperi e di abilitá che consentono al traduttore di svolgere con successo il proprio lavoro" («совокупность знаний, умений и навыков, позволяющих переводчику успешно решать свои профессиональные задачи») [4, p. 14].

La competenza traduttiva si svilupperebbe spontaneamente nel corso dell'esercitazione pratica in traduzione, e, seguendo il percorso formativo, sono possibili errori.

La stessa affermazione si trova nel libro di Laura Salmon [5]. La studiosa parla dello sviluppo delle competenze linguistiche (di L2 in particolare) e traduttive, e sostiene che, nell'apprendimento di qualsiasi competenza, sia "la continua ripetizione a consentire di trasformare i dati consapevoli in procedure, come quando si impara ad andare in bicicletta o a guidare la macchina" [5, p. 168]. Secondo l'autrice, tutte le procedure linguistiche richiederebbero "l'addestramento della memoria procedurale implicita [inconscia] perché, per qualsiasi abilità non è mai la genetica, ma la pratica che "porta alla perfezione" [5, p. 174].

La studiosa insiste su una giusta affermazione [ibid., p. 169], con cui è difficile non essere d'accordo: per qualsiasi competenza ci vuole tanta esercitazione pratica, poiché "per trasformare il "sapere" in "saper fare" è utile conoscere quali ripetizioni (esercizi) facilitino gli automatismi procedurali"

La competenza traduttiva, secondo l'autrice, è possibile svilupparla in qualsiasi essere umano. Il compito degli esercizi traduttivi, se ripetuti in continuazione, è far diventare il saper fare in automatismo.

Sulla base dell'esperienza didattica e dei dati empirici relativi a pazienti afasici bilingui, L.Salmon [5, p. 179] arriva alla conclusione dell'esistenza di un "Translation Device (TD)", «ovvero un dispositivo neuro-funzionale di traduzione in dotazione a ogni essere umano bilingue che lo rende potenzialmente in grado, previo addestramento [...] di convertire i messaggi da una lingua all'altra in modalità nativelike» (cosi come, ai suoi tempi, N.Chomsky suggeri l'esistenza del LAD, Language Acquisition Device, 1965).

Sebbene non abbia un'esperienza paragonabile a quella della studiosa, mi permetterei di non concordare con questa affermazione. Sulla base dei dati empirici raccolti in anni di insegnamento di russo come L2 a studenti italiani, compresi quelli con disturbi specifici del linguaggio quali la dislessia e la disgrafia, potrei affermare che solo le esercitazioni pratiche, organizzate con un approccio graduale, e una grande motivazione, favoriscono lo sviluppo delle competenze traduttive e linguistiche (L2).

E, dunque, il ruolo del docente non è passivo, bensi attivo: alimentare la motivazione e l'interesse verso la traduzione e la L2 in particolare, anche con il proprio esempio, fanno si che le abilità, seppur in stato 'embrionale', trovino un terreno fertile.

Questa ipotesi è confermata in parte dallo studioso americano Douglas Robinson, il quale afferma che, grazie a una costante esercitazione, il cervello umano sviluppa una vigilanza ambientale «environmental vigilance, a monitoring of external stimuli» [6, p. 211], e propone un diagramma di valutazione delle abilità del traduttore con dei vari canali. I canali (in totale sono otto) servono per valutare lo stato di lavoro del traduttore. I canali 'preoccupanti' che funzionano da campanelli d'allarme ("alarm bells"), cui i traduttori dovrebbero prestare attenzione, sono "boredom", "relaxation", "apathy", "worry", "anxiety".

Di particolare interesse è la apatia, ovvero uno stato di indifferenza, che non è molto frequente tra traduttori, eccetto per gli "undermotivated beginning foreign-language students asked to translate from a textbook [...]" [6, p. 213].

È stato notato (lo confermano i dati empirici) che lo studente poco motivato non si applica abbastanza al suo lavoro. Il numero di errori è alto, sebbene possieda adeguate conoscenze linguistiche. Gli errori sono dovuti più alla disattenzione e all'indifferenza, che alla mancanza di conoscenze (gli errori sono frequenti solitamente nel primo anno di studi, ma più allarmanti sono quegli errori, che si protraggono anche fino all'ultimo, quarto anno di studi).

2. La questione dell'errore.

Nella letteratura, dedicata all'analisi e al trattamento degli errori del discente nell'apprendere una lingua straniera, l' errore è stato comunemente definito come una deviazione da "some selected norm of mature language performance"1. Il concetto di errore, come deviazione dalla norma linguistica e dal suo usus, non deve essere visto come un evento negativo, o come un fallimento nell'apprendimento. Personalmente l'errore mi suscita un grande interesse, dato che puo fungere da indicatore di: apprendimento in atto, livello di competenza, coinvolgimento e motivazione del discente, guida nella strategia didattica.

1 H. Dulay, M. Burt, S. Krashen, Language Two, Oxford University Press, 1982, p. 13. della stessa opinione sono Marina Chini, Cristina Bosisio Fondamenti di glottodidattica, Roma, Carocci, 2019.

Il linguista e lessicografo russo, lo studioso della lingua russa, specializzato soprattutto in fonetica e fonologia, Lev Vladimirovic Scerba, arriva a una giusta osservazione sul ruolo fondamentale dell'errore, dicendo che:

«Ошибки речи особенно показательны [...]. Для настоящего лингвиста-теоретика, для которого вопросы "как" и "почему" являются самым важными, ошибки речи оказываются драгоценным материалом» [7, p. 76].

"Gli errori linguistici sono altamente significativi [...]. Per un vero linguista teorico, che considera le domande del "come" e del "perché" le più importanti, gli errori linguistici rappresentano materiale prezioso".

Nella traduttologia russa, alcuni studiosi si sono occupati dell'errore traduttivo. V.N. Komissarov, nella sua opera Teoria della traduzione (aspetti linguistici) [1], individua quattro tipi di errori (resa erronea del significato, «смысловые ошибки») a seconda della natura e del grado di mismatch, alterazione del significato originale, e non-equivalenza del testo prodotto all'originale. Gli errori del primo tipo portano alla totale disuguaglianza rispetto all'originale.

Primo tipo di errori. Sono errori definiti come "grave alterazione del contenuto originale" («грубое искажение содержание оригинала»): il significato dell'originale risulta errato e, quindi, il destinatario è completamente disinformato. Tali errori vengono rilevati consultando l'originale e confrontando la traduzione con il testo originale; sono dovuti all'incomprensione del testo originale, e al fatto di non conoscere le regole grammaticali e lessicali della lingua di partenza [1, p. 242].

Secondo tipo di errori. Sono errori definiti come "imprecisa resa del significato" («неточная передача смысла») del testo originale, i quali comunque non portano a una completa disinformazione. Gli errori sono dovuti al fatto di non comprendere completamente il significato di alcuni lessemi dell'originale e, dunque, la resa risulta imprecisa e incompleta.

Terzo tipo di errori. Sono errori che non violano il significato generale, ma riducono, in maniera significativa, "la qualità del testo prodotto a causa della deviazione dalle norme stilistiche della lingua di arrivo", dell'uso delle unità linguistiche inadeguate e disattese in questo tipo di testo, dell'abuso dei prestiti dalle

lingue straniere, dell'abuso dei gerghi tecnici, tecnichesi [8, p. 244] (grassetto aggiunto).

Quarto tipo di errori. Questo tipo include quegli errori che violano le norme linguistiche della lingua di arrivo, ma rendono la traduzione comunque equivalente. Le cause degli errori sono, secondo l'autore, una scarsa e insufficiente conoscenza della lingua originale, e l' "incapacitá di superare l'influenza della lingua originale" [1, p. 244].

L'importanza (o difficoltá) di superare l'influenza della lingua originale, nonché il dovere di farlo, sono stati resi giá noti dal linguista statunitense, E. Nida. A questo proposito, lo studioso dice che un buon traduttore «must overcome the differences between the two linguistic structures» [9, p. 161].

Nella didattica della traduttologia russa, gli errori del primo tipo sono considerati grossolani e i piú gravi, e per un errore si toglie un punto.

Nikolai K. Garbovskij, nel suo elaborato Teoria della traduzione (in russo: «Теория перевода», 2004), ha suggerito che «переводческие ошибки совершаются бессознательно» [10, p. 514], "gli errori di traduzione vengono commessi inconsciamente".

Secondo Garbovskij, gli errori sono dovuti principalmente alla mancanza delle conoscenze. L'autore individua le cause degli errori, tra cui vi e la mancanza di esperienza cognitiva empirica, sia linguistica (compresa anche filologica), che non linguistica. La mancanza delle conoscenze si manifesta in una scarsa conoscenza della lingua (L2) e in una inadeguata comprensione del testo originale; inoltre, una mancata preparazione filologica puo portare anche a una lettura disattenta del testo originale.

A quest'ultima affermazione si aggiunge che si tratterebbe di non capire pienamente i contenuti espressi nella lingua madre, cioe in L1.

Per trovare le misure e i parametri adeguati nel classificare gli errori di traduzione, e stato utile applicare il concetto di competenza linguistica, sviluppato da un grande linguista americano N. Chomsky.

Lo studioso, nella sua opera Aspects of the theory of syntax [12], fa una fondamentale distinzione tra competence e performance:

"We thus make a fundamental distinction between competence (the speaker-hearer's knowledge of his language) and performance (the actual use of language in concrete situations)" [12, p. 4].

Poiché la traduzione e un'abilitá integrata e comprende due tipi di attivitá: l'attivitá di percezione e l'attivitá di produzione, e stato necessario tenere distinte le due attivitá al fine di valutare i risultati del lavoro per ogni tipo di attivitá, sia a livello di competence, sia a livello di performance.

A livello di competence, si verifica la capacitá di comprendere il testo originale, la capacitá di parafrasare le minime unitá traduttive del testo originale, nonché vengono eseguiti compiti di traduzione intralinguistica [2].

A livello di performance, si verifica la capacitá di produrre nella lingua di arrivo, e si effettua la traduzione vera e propria: si esegue una ricerca sui dizionari (digitali e cartacei) bilingui e monolingui, sulle enciclopedie, si scelgono le parole opportune tra le possibili opzioni sull'asse paradigmatico, per poi combinarle, sull'asse sintagmatico, rispettando le regole di combinazione della lingua di arrivo. A questo livello, si tiene presente anche la competenza discorsiva (o pragmatica), ovverosia le regole da seguire nella sequenza tema - rema.

Effettuando la traduzione vera e propria, si possono individuare i tre ulteriori stadi, secondo E.Nida. Il primo stadio e la traduzione letterale, «literal transfer», ovvero la traduzione parola per parola, senza alcuna modifica. Il secondo stadio, chiamato «minimal transfer», prevede giá le obbligatorie modifiche minime. E il terzo stadio, «literary transfer», comprende modifiche sia obbligatorie, che opzionali [9, pp.184185].

Parlando degli errori linguistici da parte dei parlanti non nativi, e opportuno ricordare il contributo sulla questione dell'errore di Stephen Pit Corder [11], che teneva distinti errori di competence ("error") da errori di performance ("mistake"):

"We must therefore make a distinction between those errors which are the product of such chance circumstances and those which reveal his underlying knowledge of the language to date, or, as we may call it his transitional competence. The errors of performance will characteristically be unsystematic and the errors of competence, systematic".

"It will be useful [...] to refer to errors of performance as mistakes, reserving the term error to refer to the systematic errors of the learner [...]" [11, p. 167].

Gli errori di performance sono chiamati "random error", errori casuali, il cui carattere non è sistematico, ovvero il carattere sistematico dei quali non è facilmente individuabile. Tali errori non sono un sintomo di lacune o di mancata conoscenza linguistica, bensi un segno di "memory lapses, physical states, such as tiredness and phychological conditions such as strong emotion", e sono considerati "slips of the tongue", lapsus linguae.

Hanno un peso maggiore gli "errors" poiché rappresentano il livello delle competenze linguistiche dell'apprendente.

3. "L'arte del tradurre", dove "arte" ^ "artificiale".

Avendo svolto le mansioni di docente di Lingua e Traduzione Russa per quasi dieci anni presso un'istituzione italiana di istruzione superiore, mi è stato possibile raccogliere dati empirici di prima mano. Su di essi baso le mie analisi in questa parte della tesi.

Occorre dire che, in mediazione linguistica, secondo il piano di studio (sia quello triennale che quello magistrale), si traducono testi di diversi stili e generi (testi scientifici, burocratici, divulgativi, tranne quelli narrativi). Già al primo anno di studi, gli studenti devono possedere le competenze linguistiche di livello non inferiore al B1 (secondo QCER) per poter tradurre testi di media complessità. Al secondo anno di studio si traducono testi tecnico-scientifici, nonché testi giornalistici; al terzo anno di studio si traducono testi giuridici e medici. Ma sono solo i testi dell'ambito giornalistico che presentano tante difficoltà. Occorre giustamente ammettere che i testi giornalistici non sono facili da tradurre. Sono quei testi che rientrano nella categoria di testi "aperti" (Eco, Osimo, a differenza dei testi "chiusi" privi di significati metaforici e ambigui), in quanto riferiscono informazioni connotative che denotative, contengono tanti rimandi intertestuali espliciti ed impliciti.

Sono testi miscellanei, non attribuibili ad un unico genere. Seguendo Osimo [8, p. 179] forse definibili come «interdisciplinari», poiché trattano argomenti di vari settori specialistici: di economia (come Il Sole 24 Ore), di politica (come La Repubblica), di cultura, di medicina e di storia. Dal punto di vista dell'analisi testuale

filologica sono testi ricchi di tropi (metafora, metonimia, parabola, personificazione), modi di dire, significati nascosti, citazioni, e percio esigono una solida preparazione culturale (per non parlare dei campi specifici) e conoscenze extralinguistiche.

Quello che e sbagliato, nel lavoro del giovane traduttore, e l'approccio e la metodologia. La visione della traduzione e assai banale: la traduzione e vista come una mera sostituzione meccanica delle parole dell'originale (senza modificare neanche la sequenza dei costituenti) con quelle della lingua di arrivo.

Le difficoltá riscontrate nella didattica e nella pratica traduttiva, portata avanti in quasi dieci anni di esperienza diretta, possono essere articolate come segue:

- carenti competenze filologiche e conoscenze di cultura generale in L1: in un testo giornalistico non vengono compresi (o non pienamente compresi) i significati connotativi, sensi impliciti (compresi quelli metaforici), allusioni, rimandi intertestuali, riferimenti economici e culturali; la non esplicitazione dei realia, né il riconoscimento delle citazioni;

- carenti competenze linguistiche in L2: si comprendono i significati impliciti e tutto il resto, ma non si sanno rendere.

Ritengo che il compito del docente di mediazione linguistica non sia soltanto quello di insegnare a tradurre i testi, bensi anche quello di porsi criticamente nei confronti del proprio lavoro. In particolare, saper individuare e correggere errori. Poiché solo sbagliando si impara, allora agli errori si dedicheranno tempo e spazio: si puo organizzare una lezione specifica, allo scopo di individuare errori in traduzioni esistenti, analizzarli (nominare il tipo di errore) e correggerli.

Al fine di creare una classificazione, che tenesse conto di tutti gli oggetti di controllo, quali competenza traduttiva, competenza filologica (innanzitutto comprendere l'accezione giusta in un dato contesto), competenza linguistica in L2, e stato opportuno unire le classificazioni citate nel paragrafo 3. Cosi, gli errori sono stati classificati in base a due parametri fondamentali:

(I) competence: riguarda gli errori che si riferiscono per lo piú alle competenze in L1 (saper leggere attentamente il testo, comprendere le idee esplicite ed implicite dell'autore, saper analizzare il testo e trovare le dominanti, capire le accezioni

delle unitá polisemiche, cogliere i rimandi intertestuali e simile). Il gruppo racchiude gli errori lessicali (area semantica).

(II) performance: comprende gli errori riguardanti prevalentemente le competenze in L2 e racchiude gli errori grammaticali (area della morfo-sintassi).

Sull'importanza delle competenze filologiche e, dunque, sulla necessitá di ampliare le materie disciplinari per coloro che studiano scienze di mediazione linguistica, si e espresso il noto studioso italiano Bruno Osimo:

"per la preparazione di un mediatore linguistico culturale non sono sufficienti gli insegnamenti di lingua, cultura, economía [...] ma occorre una preparazione preliminare in materie come semiotica, psicologia, letteratura, teoria della letteratura, filologia, teoria della critica [...]." [8, p. 159] (grassetto aggiunto).

Gli errori di competence si suddividono ulteriormente in:

(1) errori di alterazione del significato originale. Individuare questo tipo di errore e stato reso necessario dal momento che il testo da tradurre non e stato compreso: non e stato compreso il compito comunicativo dell'autore, ovvero l'invariante da mantenere nella traduzione; sono presenti tanti calchi semantici.

(2) Imprecisa resa del significato originale che pero non conduce a una completa disinformazione.

Spesso, l'errore di competenza e generato da diversi fattori. Le piu importanti cause degli errori, esaminati con un approccio induttivo, potrebbero essere bassa competenza linguistica e negligenza. Vediamole in dettaglio:

- mancata competenza filologica (necessaria per poter comprendere i significati impliciti, sfumature connotative nei testi di ambito giornalistico);

- non considerare e non valutare il contesto per capire l'accezione di una voce polisemica;

- lacune nelle competenze in ambito specialistico;

- non riconoscere i cosiddetti "false friends" [9], ovvero parole prestate o affini che sembrano essere equivalenti, ma non lo sono;

- transfer (negativo) linguistico;

- utilizzo inconsapevole del dizionario.

Gli errori di competenza sono considerati i più gravi, poiché l'effetto è la mancata comprensione, e la comunicazione non riuscita. In questi casi, si chiede di ripetere la traduzione. Utilizzando la terminologia di Corder, sono errors, mentre gli errori di performance sono mistakes.

Gli errori di performance

Gli errori di performance includono i casi in cui il contenuto del testo originale è generalmente compreso, sono comprese anche le intenzioni dell'autore, cosi come il significato delle parole polisemiche nel contesto. Tuttavia, vi sono lacune nelle competenze linguistiche in L2. Sono errori che portano a traduzioni del tipo che Nida chiama "awkward translations" [9, p. 232].

Gli errori si manifestano in:

(1) difficoltà di riferire alcuni costrutti grammaticali (vi sono calchi morfo-sintattici), e la deviazione dalle norme stilistiche della lingua di arrivo;

(2) non rispettare restrizioni di selezione né principi di solidarietà lessicale (tra cui solidarietà semantiche e solidarietà consolidate dall'uso) [13]; inoltre, vi è la difficoltà di superare l'influenza della lingua originale.

L'influenza che esercita il testo originale (e la difficoltà di superarla) è stata discussa dagli studiosi di traduttologia, come i traduttori bulgari, Sergej Vlahov e Sider Florin [14, p. 180-181], i quali hanno puntualizzato che si tratta di "ipnosi" del testo originale:

«[...] здесь придется ввести понятие "гипноз слова", отдельного слова, [...], заслоняющего от переводчика значение целого. А неправильное восприятие самого слова, уже достаточно неприятное само по себе, часто приводит к искажению и всего контекста, который переводчик стремится приспособить к тому значению, которое сложилось у него в голове» [14, p. 181] (grassetto aggiunto).

"[...] qui occorre introduire il concetto di "ipnosi di una parola", di una singola parola, [...], che oscura per il traduttore il senso dell'intera unità. La percezione errata della parola, già di per sé abbastanza sgradevole, porta spesso ad alterare il significato dell'intero contesto, poiché il traduttore cerca di adattarlo a quel significato, che si è ormai formato nella sua testa".

L' "ipnosi" del testo originale avviene a tutti i livelli del sistema lingüístico: lessicale, grammaticale e stilistico. Questo tipo di errore puo essere superato, se si effettua un controllo continuato del testo prodotto, senza consultare anche l'originale.

Le cause più frequenti degli errori di performance sono: scarsa conoscenza linguistica (relativamente a L2), disattenzione, stanchezza e ansia, transfer linguistico, bassa motivazione e negligenza.

4. L'ipnosi e il processo decisionale.

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Secondo quanto emerge dal dizionario Treccani [15], per ipnosi (dal greco urcvoç "sonno") si intende il "particolare stato psicofisico, con modificazioni della coscienza affini a quelle del sonno; puo essere indotto da un operatore attraverso un rapporto interpersonale con il soggetto e con opportune tecniche di tipo psicologico, ma puo essere anche autoindotto, per mezzo di spontanei monoideismi suggestivi e altre tecniche. Il soggetto, pur nelle condizioni di coscienza della veglia, non riesce a sottrarsi al dominio di un'idea imperante" (grassetto aggiunto).

Per trovarsi in stato ipnotico, non è necessario seguire il pendolo luminoso o altre illusioni ottiche. A volte è sufficiente una manipolazione verbale: secondo lo psichiatra russo, Vladimir M. Bekhterev [16], basterebbe semplicemente pronunciare le parole con un certo ritmo, inserendo le parole chiave, e picchiettare ritmicamente le dita sul tavolo. Le idee avute nello stato di trance possono essere percepite come proprie, anche se sono state inculcate.

E quindi, il traduttore, lavorando, si 'incanta' nelle proprie soluzioni e non riesce a staccarsi dal loro dominio, come se la sua volontà venisse bloccata oppure ostacolata: la persona non è più capace di volere e di intendere. Il livello di autocontrollo è abbassato. L'individuo è convinto della sua traduzione e non considera altre soluzioni, poiché esse sono pensate (se pensate) inopportune e sbagliate. Non accetta il fatto che si sbagli. È lo stato di trance. Probabilmente una parola ha attivato un'accezione, una sfumatura legata all'esperienza cognitiva dell'individuo: è emerso nelle proprie immaginazioni, nei ricordi, e l'emisfero destro, quale è responsabile dei ricordi, "sale sul palcoscenico", facendo riposare l'emisfero sinistro, responsabile della veglia e della ragione.

Occorre un po' di tempo per accorgersene (dell'ipnosi), o forse l'intervento di un'altra persona. L'ipnosi della parola si manifesta prevalentemente nella traduzione letterale. Superare l'ipnosi e possibile ripassando il testo tradotto senza consultare l'originale.

Naturalmente, non tutte le persone subiscono l'effetto ipnotico: sono spesso messe in uno stato di trance persone particolarmente sensibili, o persone in un particolare stato emotivo. Se pero una persona e priva di suggestionabilitá, probabilmente, non puo essere affetta dall'ipnosi della parola.

Occorre comunque ammettere che anche il traduttore professionista, e non soltanto il traduttore inesperto, puo cadere in questa trappola. Gli stimoli sonori, tra cui la musica con un certo ritmo, l'orologio da parete sonoro, nonché gli stimoli visivi - la parola stessa che rappresenta una sequenza di grafemi - possono favorire lo stato ipnotico.

Ci si pone una domanda globale: e possibile che una parola, un semplice segno rappresentato da un insieme di grafemi, possa bloccare l'immagine mentale da esso creata (denotato) e ostacolare la sua resa? É possibile che un insieme di grafemi possa 'annebbiare' il cervello?

La risposta e si, e possibile. Ma solo quando la mente e predisposta a permetterlo.

E perché, invece, la mente debba essere predisposta a bloccare l'immagine mentale denotata dal segno e ostacolare la sua resa? Per il funzionamento di fattori non strettamente linguistici: disattenzione, stanchezza, bassa motivazione, fretta (scadenza della consegna); background culturale e poca esperienza, l'ambiente in cui si trova il traduttore, il suo livello formativo, sociale e anche morale. Ma la psicologia del processo traduttivo, a dire il vero, rappresenta una questione poco studiata.

Per avvicinarsi alla psicologia traduttiva, partiamo da una domanda: come avviene il processo decisionale (decision-making process)? Cerchiamo di trovare una risposta.

Per capire il processo decisionale, occorre studiare l'anatomia del cervello. Il nostro cervello e composto da tre diversi componenti, ognuno dei quali agisce in modo diverso, e quando e necessario. Il primo componente e il gruppo di nuclei o gangli della base (lat. nuclei basales), nuclei subcorticali (in rosso sull'immagine 1.), la cui

principale funzione è regolare e contrallare le attività motorie in modo che i movimenti volontari possano essere eseguiti fluidamente (cammino, corsa, nuoto); inoltre, essi regolano il tono muscolare, i riflessi incondizionati (gesticolazione e mimica), eseguono i movimenti automatizzati, e aumentano il tono muscolare in caso di pericolo; selezionano i comportamenti opportuni in un dato momento. In questo modo, i nuclei della base si concentrano principalmente sulle funzioni necessarie per la sopravvivenza, accumulate nel processo evolutivo, tra cui il nutrirsi e l'istinto di conservazione.

Il secondo componente è il sistema limbico (lat. limbus), che è responsabile della risposta emotiva agli stimoli. Il sistema limbico integra due funzioni fondamentali: emozione e memoria. La stimolazione del sistema limbico porta alla sua iperattività; in assenza degli stimoli, vi è la passività del sistema. L'attivazione dell'amigdala innesca meccanismi di aggressione che possono essere corretti dall'ippocampo. Il sistema limbico innesca il comportamento alimentare e la percezione di pericolo. Il ruolo del complesso limbico è assai importante e viene altresi chiamato cervello viscerale, poiché determina l'attività emotiva, la quale, di regola, non si presta bene al controllo razionale dell'essere umano. Un'altra funzione importante del sistema limbico è quella di interagire con i meccanismi della memoria. La memoria a breve termine è solitamente legata all'ippocampo, mentre la memoria a lungo termine è legata alla neocorteccia. Tuttavia, grazie agli stimoli emotivi, l'estrazione dell'esperienza umana dalla neocorteccia si effettua attraverso il sistema limbico.

Infine, vi è la neocorteccia (neocortex, cortex celebri), che rappresenta il 96 % della superficie cerebrale [17, p. 71]. La neocorteccia è considerata la sede delle funzioni di apprendimento, del linguaggio, della memoria, della ragione e della creatività.

È nella corteccia cerebrale che si concentrano i centri del complesso comportamentale che determinano le capacità individuali della percezione e del processo decisionale, e gli organi di senso ne sono di fondamentale aiuto. È stato notato che le aree associative (del campo visivo), che svolgono un ruolo fondamentale nei processi di sintesi e analisi degli stimoli, se sono danneggiate (in particolare, le aree 18 e 19 di Brodman), non comportano la perdita della visione, non portano mai alla cecità,

ma il paziente perde la capacitá di valutare cio che ha visto. In particolare, non capisce il significato delle parole durante la lettura.

Tutti e tre i componenti interagiscono tra di loro ed esercitano un impatto sulle nostre decisioni. Per fare un esempio esplicativo, immaginiamo che davanti a noi ci sia una torta. La parte dei nuclei della base ci dice di mangiarla, il sistema limbico ne giá immagina il gusto, mentre la neocorteccia ci dice che essa contiene molte calorie, e, se siamo a dieta, e meglio rinunciare al consumo. Quale parte vincerá in questa battaglia? Dipende. Dipende, ad esempio, dallo stato emotivo del "paziente", poiché quando una persona e demotivata, depressa o e vicina alla vittoria, le emozioni superano la ragione. Ma dipende anche dall'etá. I bambini non hanno ancora la neocorteccia ben sviluppata, e avranno quindi difficoltá a rinunciare al dolce. Con la crescita e lo sviluppo fisiologico, si sviluppa anche la corteccia cerebrale e riescono allora a eseguire i controlli.

Dunque, le ragioni, per cui il segno puo "annebbiare" la mente, vanno oltre una semplice stanchezza, demotivazione, background culturale e scarsa formazione. Occorre banalmente considerare anche l'etá fisiologica dello studente: e ancora giovane, con poca esperienza alle spalle. Per questo, probabilmente, non riesce a superare l'impatto del testo originale, si fa guidare dalle associazioni che si producono per prime, senza affidarsi alla ragione. É importante essere fiduciosi, sviluppare e seguire l'intuizione linguistica, poiché quando tace la ragione, l'unico senso, che guiderá verso scelte traduttive corrette e adeguate, e l'intuizione.

Conclusione

Contrariamente a quanto si possa pensare che il concetto di errore crei associazioni negative (se si dice errore, l'immagine mentale e legata subito alla deviazione dalla norma, e forse non per caso errore suona simile a orrore), io l'ho sempre considerato come qualcosa di positivo. L'errore, per me, ha una connotazione positiva. Anzi, e peggio quando non c'e, poiché si capisce che lo studente e stato aiutato troppo, il che, di per sé, non e un male, ma cosi si inizia a prendere una cattiva abitudine, a scapito dello sviluppo del proprio sistema dell'interlingua.

La positivitá dell'errore e analizzabile da diversi punti di vista.

L'errore funge da indice che l'apprendimento è in corso, lo sviluppo dell'interlingua [18] è in corso, il che non puo essere che positivo. In secondo luogo, l'errore rappresenta una fonte preziosa per rendersi conto del livello di sviluppo linguistico e cognitivo del discente, dell'(in)adeguato metodo di insegnamento e del materiale didattico.

Il concetto dell'errore è stato analizzato dal punto di vista linguistico e cognitivo, ma non solo. È stato inoltre sostenuto che i fattori non strettamente linguistici (quali demotivazione, disattenzione, apatia, ipnosi della parola) possano essere altresi responsabili dell'errore. È stato reso noto che gli errori sono determinati dall'effetto negativo di molti fattori, ma il fattore principale è quello di trattare, da parte dei traduttori inesperti, il processo traduttivo non come un'abilità integrata, bensi come una mera sostituzione delle parole di una lingua con le parole di un'altra lingua, poiché la traduzione letterale è più facile.

L'attenzione è stata notevolmente rivolta verso il distrattore come ipnosi della parola, in quanto la traduzione, essendo un'attività mentale determinata dai processi cognitivi, puo essere disturbata da questo fenomeno. L'importanza e il potere della parola sono già stati resi noti dal padre della medicina, Ippocrate (460 a.C.), nella frase: "Un medico ha tre armi: parola, erbe e coltello".

L'arma del traduttore, invece, risiede nella parola, e il potere del traduttore dipende dalla sua capacità di usarla: la parola gli puo fare vincere, ma è sempre la parola che gli puo fare perdere. Il saper fare è la competenza dell'uso opportuno delle parole, ed è stato al centro della mia attenzione.

Ho inoltre cercato di definire il funzionamento della mente, il coinvolgimento della ragione e delle emozioni nel processo decisionale. Si è provato a dare le spiegazioni del potere ipnotico della parola, ma dal momento che la questione della psicologia traduttiva è in fase di sviluppo, si è posta la futura direzione per ulteriori ricerche.

Il lavoro del traduttore, che sta iniziando la sua carriera, si potrebbe paragonare a quello del musicista apprendista: all'inizio, sembra che la melodia, da esso prodotta, sia una assoluta dissonanza del senso tonale, con un effetto disarmonico e discordante, poiché i suoni 'saltano' da uno all'altro, senza un "filo

logico". Cosi e anche per la traduzione: inizialmente, vi e la dissonanza cognitiva e la disarmonia del senso trasmesso. Ma col passare del tempo, col maturare dell'esperienza, con un enorme impegno e con una grande motivazione, questo disaccordo viene superato con successo.

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Автор публикации Кобзева Ольга Викторовна -

магистр прикладной лингвистики и перевода, преподаватель русского языка как иностранного, теории и практики перевода Высшая школа перевода г. Пиза, Италия

Email: olgakobzeva80@gmail. com

Раскрытие информации о конфликте интересов

Автор заявляет об отсутствии конфликта интересов.

Информация о статье

Поступила в редакцию: 31.08.2021 Одобрена после рецензирования: 12.09.2021 Принята к публикации: 15.09.2021

Автор прочитал и одобрил окончательный вариант рукописи.

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«Казанский лингвистический журнал» благодарит анонимного рецензента

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Author of pubblication Kobzeva Olga Viktorovna -

Master of Applied Linguistics and Translation, teacher of Russian as a foreign language, and Theory and Practice of Translation Institute for Linguistic Mediators of Pisa Pisa, Italy

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The author declares that there is no conflict of interest.

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Subbmitted: 31.08.2021

Approved after peer reviewing: 12.09.2021

Accepted for publication: 15.09.2021

The author has read and approved the final manuscript.

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Kazan Linguistic Journal thanks the anonymous reviewer(s) for their contribution to the peer review of this work.

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