DOI: 10.30842/ielcp2306901528053
Antonio Corso
University of Cyprus, Nicosia, Cyprus. [email protected]
The Riace statues, the Valentini torso and the Stephanos' Athlete in
the context of the nostalgia of the severe style for the heroic age
In this article analytic observations upon the two bronze statues discovered in the sea by Riace are suggested. The examination leads to the conclusion that both statues derive from the same concept of the anatomy and reflect the same vision of different parts of the body. The basic idea of the naked male body is geometric rather than realistic. Comparison with sculptures of the temple of Zeus at Olympia as well as with the Zeus of Cape Artemision suggests an attribution of the two Riace statues to a Peloponnesian workshop, perhaps to an Argive one. Very similar interpretations of naked male bodies are found in the Valentini torso as well as in the 'Athlete' of Stephanos' type. The latter creation may belong to the copyist tradition drawing from a prototype of the late severe style. These creations reflect the climate of the Peloponnesian aristocratic world of the period, permeated by antiquarianism and inspired by the images of mythical heroes, as they legitimized the power of the nobility of the time.
Keywords: statues from Riace, styles of Greek sculpture.
Антонио Корсо
Кипрский университет, Никозия, Кипр. [email protected]
Статуи из Риаче, торс Валентини и атлет Стефаноса в контексте ностальгии периода сурового стиля по героической эпохе
В этой статье предлагается анализ и наблюдения над двумя бронзовыми статуями, найденными в море возле Риаче. Автор приходит к выводу, что обе статуи отражают одну и ту же концепцию анатомии при изображении различных частей тела. Основная художественная идея обнаженного мужского тела скорее геометрическая, чем реалистическая. Сравнение со скульптурами храма Зевса в Олимпии, а также со скульптурой Зевса с мыса Артемисиона позволяет предположить принадлежность обеих статуй из Риаче пелопоннесской мастерской, возможно аргивской. Схожие интерпретации обнаженных мужских тел обнаруживаются в торсе Валентини, а также в типе атлета Стефаноса. Последний, возможно, отражает традицию копиистов, восходящую к прототипу позднего строгого стиля. Рассматриваемые скульптуры отражают аристократические идеалы, господствовавшие в то время на Пелопоннесе: они характеризуются сильной архаизирующей тенденцией и вдохновлены традиционными
образами героев мифа, поскольку аристократия того времени основывала на них свою легитимность.
Ключевые слова: скульптуры из Риаче, стили греческой скульптуры.
Scopo del presente articolo è di leggere analíticamente l'anatomia delle due statue rinvenute nel mare presso Riace1 e di dedurre alcune conclusioni da tale disamina formale. Altre statue saranno esaminate per la stretta relazione delle rispettive forme anatomiche con quelle riacensi e infine alcune considerazioni sulla temperie epocale di questo mondo formale saranno proposte.
Anche se queste due statue vantano una letteratura scientifica notevole data la loro importanza, la descrizione di molti dettagli spesso non è compiuta, cosi si dimenticano importanti elementi di valutazione.
Prima di tutto bisogna dire che le due statue hanno un'altezza simile (fig. 1), poggiano sul terreno con entrambi i piedi a piena pianta dei piedi, presentano entrambe la gamba sinistra portata innanzi rispetto alla destra, la spalla sinistra è leggermente sollevata rispetto alla destra, il petto è di pieno prospetto in entrambe le statue, il braccio sinistro è portato in avanti mentre il destro è abbassato in tutte e due le statue. Entrambe le statue sono prive di tridimensionalità: sono concepite solo per la veduta di fronte, che è la principale, e probabilmente anche per quella posteriore, ma non per quelle di fianco.
La testa in tutte e due le statue presenta un volto allungato (fig. 2-3). La grammatica anatomica del volto è pure simile in entrambi i volti: la fronte è bassa, l'arcata sopracciliare è delineata in forma marcata, gli occhi sono ottenuti col disegno di due archi di cerchio tra loro conchiusi, il naso è forte, con andamento rettilineo e con dorso nasale regolare, le forme delle narici sono le stesse, la bocca in entrambi gli esemplari presenta il labbro superiore occultato dai
1 Sulle due statue bronzee da Riace la bibliografia e oceanica. I contributi piu significativi mi sembrano i seguenti: Fuchs 1981: 25-28; Giuliano 1981: 55-60; 1982: 41-46; 1983: 5-6; 1984: 297-306; Dontas 1984: 277296; Stucchi 1986: 111-135; Dontas 1988: 89-96; Deubner, 1988: 74-78; Fuchs 1988: 97-98; Harari 1988: 417-425; Ross Holloway 1988: 23-29; Stucchi 1988: 45-51; 1988a: 99-102; Moreno 1998; McCann 2000: 97105; Moreno 2003: 45-60; Castrizio 2016; Brinkmann 2018: 15-34; Castrizio 2020; Corso 2021: 21-30 e Di Cesare, Malacrino 2022. Le illustrazioni sono dell'archivio fotografico dell'autore.
baffi, quello inferiore ottenuto col disegno di un arco di cerchio, che tradisce la matrice geometrica della concezione delle due statue.
In entrambi i casi le gote sono piuttosto verticali e non rotondeggianti.
Le ciocche di capelli in entrambi i casi presentano disegni sinuosi e sono piú aderenti alla calotta cranica nella sezione superiore, visibile solo nel bronzo A, piú plastiche e tridimensionali nella sezione frontale e inferiore, in modo piú accentuato nel bronzo A rispetto al B.
I baffi sono in entrambi i casi ottenuti con striscie verticali e convesse allineate l'una all'altra. Il bronzo A presenta una generale configurazione dei baffi a ferro di cavallo, che e meno chiara nel bronzo B.
La barba in entrambe le statue e ottenuta con registri sovrapposti di peli a fiammelle, piú sinuosi nel bronzo A rispetto al B.
I denti sono apprezzabili nel bronzo A, non nel B, probabilmente perche l'A doveva essere connotato con un'espressione piú agguerrita e aggressiva.
Dette piccole divergenze sono necessarie per diversificare l'identita' visiva delle due statue e dei soggetti rappresentati e non possono essere viste come elementi cronologicamente distinti.
La calotta cranica e diversa: a un di presso semisferica in A, 'a pera' in B. Si e ipotizzato che due artigiani siano stati incaricati della lavorazione dei due bronzi sotto la direzione dello stesso maestro che ne garantiva l'omogeneita stilistica: piú sicuro di se l'autore di A, meno sicuro l'autore di B che pertanto allungo il cranio per dare maggiore stabilita, all'elmo corinzio2.
II collo in entrambi i casi e relativamente basso e rotondeggiante (fig. 3-4). Le clavicole delle due statue, che separano il collo dal petto, sono praticamente identiche: due linee diagonali compongono una V, che non riflette esattamente la natura ma tradisce la concezione geometrica di entrambi i bronzi.
I pettorali sono praticamente identici (fig. 4-5): due masse a forma di calotta sferica, convesse, con capezzoli di forma globulare.
La linea alba e pure identica nei due esempi: piuttosto rettilinea ma leggermente ricurva verso la destra delle due statue man mano che scende verso il basso.
2 La tesi che due bronzisti abbiano lavorato alle due statue sotto la direzione dello stesso maestro e di Moreno (vedi nt. 1).
L'arcata epigástrica con le sue partizioni è pure praticamente idéntica ma più marcata in A che in B. Questa diversità non è cronologica ma riflette la necessità di diversificare le due statue e di suggerire le diverse età dei soggetti rappresentati. Le costole presentano in entrambe le statue linee dall'andamento latamente orizzontale ma sinuoso.
La concezione delle braccia (fig. 1, 6) è pure identica: praticamente uguale il rendimento delle masse muscolari a forma di convessità oblunghe e rotondeggianti.
Il rendimento di gomiti, polsi, dita, palmi di mani e unghie è del tutto omogeneo.
L'ombelico è pure reso allo stesso modo.
La separazione tra ventre e vita da una parte e cosce dall'altra è praticamente identica in A e B: a forma di trapezio isoscele rovesciato di fronte, irregolarmente orizzontale sui fianchi.
Il vello pubico costituisce un'area all'incirca trangolare rovesciata in entrambe le statue, ed è costituito da ciocche a fiammelle, meglio conservate in B che in A.
Il pene ha forma 'a bottiglia', molto rastremato all'estremità in entrambe le statue.
Lo scroto ha forma di massa rotondeggiante con linea di separazione tra i due testicoli ed è pure simile in entrambe le statue.
Gambe, ginocchia, piedi, caviglie, dita dei piedi e unghie sono praticamente identici nelle due statue.
Le cosce sono ottenute con disegni ellittici, senza enfasi sui muscoli, in entrambi i bronzi. Invece i muscoli dei polpacci sono ben resi con le convessità oblunghe e rotondeggianti già incontrate nelle braccia. Anche questi dettagli sono simili nei due bronzi.
I lati posteriori delle due statue - spina dorsale, muscoli del dorso, conformazione dei glutei e del solco posteriore, fosse glutee -sono pure estremamente simili (fig. 7).
I confronti delle varie peculiarità elencate con le sculture del tempio di Zeus a Olimpia3 e con lo Zeus di Capo Artemisio4
3 Sull'apparato scultoreo del tempio di Zeus ad Olimpia la bibliografía e ovviamente enorme. Qui si citano solo Ashmole 1967; Saflund 1970; Kardara 1978; Doerig 1987; Trianti 2002: 281-300 e Patay-Horvath 2008 e 2015. La prossimitá delle due statue riacensi a sculture di Olimpia e stata convincentemente dimostrata da Moreno (nt. 1).
garantiscono una data intorno al 460-450 a. C. e l'attribuzione a bottega peloponnesiaca. L'utilizzo di terra di fusione probabilmente argiva5 suggerirebbe un'attribuzione a bottega di questa città, sede di una rinomata scuola di bronzistica in quegli anni6.
In conclusione, i due bronzi probabilmente sarebbero stati concepiti da un unico maestro nella stessa bottega. Forse il maestro ha creato i modelli in cera7. Le due statue dovevano rappresentare due soggetti diversi nella medesima composizione statuaria. Pertanto peculiarità iconografiche dovevano distinguere le due opere, pur nel contesto di un linguaggio stilistico omogeneo. La fusione dei bronzi e il completamento dell'opera con particolari rifiniti a bulino sarebbero stati stati demandati a due aiutanti. È comunemente ammesso che l'artigiano del bronzo A fosse più dotato e probabilmente con più esperienza di quello preposto al bronzo B, meno sicuro.
Ma lo stile è omogeneo e unitario.
Dobbiamo ora vedere se ci sono altre opere, tra le sculture attribuite ai decenni centrali del V sec., che possono essere attribuite, per omogeneità dell'anatomia, alla stessa scuola che ha prodotto i bronzi.
A mio avviso il torso Valentini (fig. S) deve esser preso in considerazione8. Si tratta di un insigne capolavoro da collezione, presumibilmente rinvenuto a Roma o dintorni e che ora si trova al Museo Nazionale Romano. La qualità della scultura è altissima e la conoscenza dell'anatomia da parte del maestro creatore davvero superlativa. Rappresenta un soggetto maschile ormai non piu'
4 Su questa importante statua, si vedano Jarva 2016: 467-476 e Pollini 2016: 219-229, con bibliografia precedente. Sulla prossimità delle due statue riacensi a tale statua, si veda Corso (nt. 1).
5 Si vedano Melucco Vaccaro 2003, i saggi di Moreno e a cura di Castrizio citati in nt. 1, ma ora soprattutto Jones 2016: 21-27, articolo dirimente al riguardo.
6 Si veda Corso citato in nt. 1. Una versione necessariamente semplificata del trattamento del torso dei due bronzi da Riace e' documentata in Argolide per gli anni 460-450 a. C. con l'atleta bronzeo da Ligouriô, nel territorio dell'antica Epidauro, a Berlino, Altes Museum, n. Misc. 8089: si veda il sito https://recherche.smb.museum/detail/694877.
7 Su questo argomento la bibliografia è pure cospicua. Qui si cita solo Mattusch 1999: 75-82.
8 Si vedano Lechat 1905: 57-92; Waldhauer 1927: 326 e Costabile 2022, pp 9-11.
giovanissimo, manifestamente claudicante. Il braccio destro proteso in avanti suggerisce che si appoggiasse a un bastone. Questi dati, unitamente allo stile dell'opera che permette un'attribuzione al pieno V sec. a. C., hanno indotto una parte autorevole della critica, fin dal Lechat9, a ritenere il torso una replica marmorea del celebre Filottete ferito di Pitagora di Reggio.
Quest'opera in bronzo era stata eretta originariamente a Siracusa come avverte Plinio XXXIV, 59: 'Pythagoras Rheginus ex Italia (...) fecit (...) Syracusis (...) claudicantem cuius ulceris dolorem sentire etiam spectantes videntuf.
Una descrizione di quest'opera si trova in Anthologia Graeca XVI, 112:
siç sÍKÓva oi^okt^tou
éxQpoç únsp Aavaoùç nMoxnç é^ôç, aAloç 'OSuoosùç, ôç s^v^os KaK^ç où^o^évnç ts vóoou. oùk ^pKsi néxpn, xpùxoç, M9pov, sAxoç, àvin àM,à Kai év xaAxœ xov nóvov sípyáoaxo. 'Su un'immagine di Filottete. Il mio nemico, più dei Danai, fu il mio bronzista, un secondo Odisseo, che mi rimise in mente il mio male, la mia terribile pena. Non bastano la caverna di roccia, gli stracci, il pus, la piaga, il dolore, ma forgiô nel bronzo anche la sofferenza'.
Detta identificazione fu corroborata grazie alla Platz-Horster che nel suo libro Statuen auf Gemmen10 ritenne derivate dall'opera di Pitagora rappresentazioni su gemme di Filottete con una configura-zione molto simile a quella del torso Valentini e che rispondono pienamente al pathos evocato per il bronzo pitagoreo dall'anonimo epigrammista della Planudea fig. 9).
Più che parole bisogna utilizzare gli occhi: la concezione dell'anatomia del torso è molto prossima a quella dei Bronzi di Riace: simili sono le clavicole, i pettorali, la linea alba, l'ombelico, la separazione tra ventre e vita da una parte e le cosce dall'altra, la forma del vello pubico, lo scroto, le cosce, infine la stessa snellezza del torso.
Sulla base della forte analogia delle anatomie di queste tre statue proporrei, almeno come ipotesi di lavoro, e con la dovuta cautela,
9 Lechat 1905: 57-92.
10 Platz-Horster 1970: 18-25.
che esse siano state concepite nella stessa bottega. Naturalmente il torso Valentini è da ritenere replica molto fedele all'originale.
A questo punto dobbiamo chiederci se ci sono altri tipi statuari che possono essere attribuiti alla stessa bottega o per lo meno alla stessa scuola.
La risposta potrebbe essere affermativa. Dobbiamo considerare il tipo statuario dell' "atleta di Stephanos". La statua eponima (fig. 10), firmata da Stephanos allievo di Pasiteles, si trova a Villa Albani, n. 906 e probabilmente fu rinvenuta presso Porta Salaria a Roma11. Altre copie di questo tipo si trovano ancora a Villa Albani, sala del bigliardo, n. 1900. 317, a Berlino, Staatliche Museen, a Roma nel Nuovo Museo Capitolino, a Margam Park, a San Pietroburgo, Hermitage, al Museo Gregoriano Profano, n. 9499, a Verona, Museo Civico, a Roma, Palazzo Doria, a Karlsruhe, Landesmuseum, e al Museo Torlonia, teste di questo tipo si trovano a Oxford, Ashmolean Museum, a Dresda, Skulpturensammlung, n. 75, al Museo Gregoriano Profano, n. 10284, al Museo Barracco, nei magazzini dei Musei Vaticani, a Vicenza, a Villa Albani e a Berlino (la pertinenza della statua Torlonia e delle ultime tre teste citate a questo tipo è controversa). Il tipo è adottato in gruppi cosiddetti 'pasitelici' ad Adolphseck, Schloss Fasanerie, n. FAS AMa 22a, a Napoli, Museo Archeologico Nazionale, n. 6006, dal Macellum di Pozzuoli (fig. 11), e al Louvre, n. 81. Gran parte delle repliche è stata rinvenuta nella regio ILatium et Campania12.
Il tipo statuario conobbe un notevole successo tra la metà del I sec. a. C. e l'età flavia13.
Questo tipo copistico era stato a lungo ritenuto derivare da un originale peloponnesiaco, in particolare argivo, degli anni intorno al
"Roma, Villa Albani, n. 906 = IGUR IV, 1584: Exe^avo^ nacixeXou^/ enoei. 'Stefano allievo di Pasitele fece'. Su Stephanos, il cosiddetto atleta e la scuola pasitelica si vedano Zanker 1974: 49-68; BOL 1989: 89-93, n. 20; 1992: 348-350, n. 379; DNO 2014, 159-160, n. 3576 e La Rocca 2017: 876-884.
12 Si vedano i cataloghi di copie e varianti di Zanker 1974: 49-50, nn. 118; von den Hoff-Dobler 2005: 46-47, n. 14; Vorster 2011, 808-809, n. 191 e La Rocca 2017: 876-882, inoltre la copia pubblicata da Candilio 2014: 41-44.
13 Si veda Zanker 1974: 51-52.
460-450 a. C.14 sulla base sia del trattamento del torso ritenuto tardosevero sia della circostanza che lo schema iconografico dell'Atleta tipo Stephanos e' documentato in Argolide in tale decennio15. Tuttavia a partire dalla pubblicazione di Klassizistische Statuen di Zanker, che ritenne il tipo classicista e non classico e lo dató intorno al 50 a. C.16, il nostro atleta è ritenuto comunemente una creazione del I sec. a. C. Questa convinzione non venne meno nemmeno quando nel 1993 John Kroll pubblicó un tipo monetale di Atene dell'età della neosofistica che rappresenta questo tipo statuario (fig. 12) 17. Lo stesso Kroll poi pubblicó un articolo specificamente sulla necessità di dedurre dalla documentazione numismatica l'esistenza di un Apollo di prima età classica avente la configurazione dell'Atleta di Stephanos18. Poichè nell'età della neosofistica Atene esibiva sulle proprie monete capolavori del passato classico19, questo dato suggerisce che anche l'Atleta tipo
14 Si veda, e. g., Ducati 1939: 257-258: "all'ambiente argivo viene ascritto generalmente l'originale dell'Atleta firmato da Stefano; questo marmo, ritrovato nelle vicinanze di Porta Salaria a Roma, rappresenta un efebo vincitore, del tutto ignudo, che insiste sulla gamba sinistra. Perció, per il ripiegamento dell'altra gamba, il corpo acquista una leggera ondulazione, in bel modo incoronata da un lieve curvarsi del capo, giovanilmente fresco. Il corpo è poderoso per le spalle quadrate, per il petto assai sviluppato, ma tutta la figura, mercè anche la piccolezza del capo, dà una impressione di forza asciutta ed agile. È stato questo marmo ascritto alla corrente argiva; eppure sembra esso la naturale continuazione, il graduale sviluppo di quanto ci appalesa il giovinetto marmoreo dell'acropoli di Atene della fase precedente. Esso marmo ci fa rammentare un passo di Luciano (Anacarsi o I Ginnasi 25) riguardante gli atleti coloriti dal sole, palesanti l'ardore ed il coraggio, nè magri nè grassi, ma ben proporzionati, senza superfluità di carne per l'esercizio continuo della palestra: 'quello invero che i vagliatori fanno col frumento, per noi fanno i ginnasi coi corpi; dopo di aver allontanato da essi la pula e le ariste, puro il frutto discernono ed accumulano'". Inoltre si veda Moreno 1966: 494-495: "Che l'Atleta Albani possa servire alla restituzione di un archetipo della prima metà del V sec. a. C. è probabile, per quanti elementi la statua ha in comune con copie di varia età e provenienza, delle quali almeno una, rinvenuta ad Atene, è certamente indipendente dalla nostra".
15 dall'atleta bronzeo da Ligourió (si veda supra nt. 6).
16 Zanker 1974: 51.
17 Kroll 1993: 125, nt. 70, tav. 18, fig. 270.
18 Kroll 2000: 96.
19 Elenco di questi tipi statuari in Kroll 1993: 124-126.
Stephanos sia la produzione copistica da un prototipo di prima età classica. Di nuovo, più che parole bisogna utilizzare gli occhi. La snellezza del corpo e gli elementi anatomici già indicati per il torso Valentini e quelli corrispondenti delle statue riacensi presentano forme molto prossime anche in questa creazione e propongo pertanto di tornare alla tesi che questa tradizione copistica derivi da una creazione peloponnesiaca di prima età classica della stessa scuola, se non bottega, dei bronzi riacensi e del tipo Valentini. Guardate per cortesia le ciocche a chiocciola dei capelli, la fronte, gli orbitali, la configurazione generale del viso e riterrete il cosiddetto Atleta il fratello piu' giovane dei bronzi riacensi. Come osservato da Kroll, il tipo monetale predetto suggerisce che probabilmente il cosiddetto Atleta tenesse con la sinistra l'arco e fosse quindi Apollo. Da queste considerazioni si evincerebbe che Stephanos firmerebbe la statua come copista. La stessa dichiarazione di Stephanos di essere allievo di Pasiteles corrobora la tesi che lo scultore fosse allora ancora un giovane discepolo del suo maestro e che pertanto la statua sia un prodotto di scuola, derivato da un paradigma visivo del magistero classico.
È tempo di conclusioni. Le statue riacensi, se rappresentano eroi del ciclo argivo20, e il tipo Valentini se rappresenta Filottete esprimono la nostalgia degli aristocratici al potere nelle città del Peloponneso per l'età degli eroi, ritenuti essere stati i loro antenati dai quali derivava la legittimità del loro potere e il loro essere eccellenti, Ka^oí. Le espressioni dei volti e i corpi possenti propongono un ideale di vita strenuo. Si ricercano reliquie ostee degli eroi del mito, come Teseo a Sciro21 e Reso in Troade22, e si afferma la letteratura antiquaria con Ferecide23.
Lo splendido passato mitico acquisisce un'aura da favola bella che si esprime da un lato con l'esaltazione della pulcritudine corporea, dall'altro col senso del pathos. Questo a mio avviso è il sostrato spirituale dello stile severo.
20 Si vedano in particolare le pubblicazioni di Moreno e Castrizio in nt. 1.
21 Si veda Fell 2004: 16-54.
22 Si veda Vickers 2010: 76-81.
23 Si veda Fleischer 2019: 1-24.
Quest'atmosfera rarefatta e incantata verrà meno con la rievocazione corale del popolo ateniese nel fregio partenonico, vale a dire con la democrazia periclea24.
Riassunto
Si propone col seguente articolo una lettura analitica delle due statue in bronzo rinvenute nel mare presso Riace. Da tale disamina si evince che le due statue derivano dalla stessa concezione dell'anatomia e delle singole partiture e che l'idea di base del corpo virile nudo è di natura geometrica piuttosto che realistica. Confronti con sculture del tempio di Zeus ad Olimpia e con lo Zeus di Capo Artemision suggeriscono un'attribuzione delle due statue riacensi a bottega peloponnesiaca, forse argiva. Interpretazioni di nudi maschili molto simili sono riscontrate nel torso Valentini e nell' 'Atleta' tipo Stephanos che pertanto potrebbe essere la tradizione copistica di un prototipo del tardo stile severo. Queste creazioni riflettono la temperie aristocratica peloponnesiaca di questo periodo, dalla forte connotazione antiquaria e attratta da eroi del mito in quanto essi legittimano il potere nobiliare dell'epoca.
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24 Per una lettura 'politica' del fregio partenonico, si veda Mavrogiannis 2021: 144-156.
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Fig. 1: Le due statue bronzee dal mare presso Riace, Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale
Fig. 4: dettagli del bronzo A.
Fig. 5: dettagli del bronzo B.
Fig. 6: dettagli del bronzo B. Fig. 7: dettagli del bronzo A.
Fig. 8: Torso Valentini, Roma, Museo Nazionale Romano.
Fig. 10: "Atleta" firmato da Stephanos, Roma, Villa Albani
Fig. 12: Rovescio di moneta bronzea di Atene, circa 140-175 d. C. Atene, Museo dell'Agora.