Вестник ПСТГУ Серия III: Филология.
Paola Francesca Moretti,
Associate Professor
2020. Вып. 64. С. 67-81
DOI: 10.15382/sturIII202064.67-81
of Latin language and literature, PhD Dipartimento di Studi letterari,
linguistici e filologici State University of Milan
via Festa del Perdono 7, I-20122 Milano
ORCID: 0000-0001-9017-8731
Intersezioni:
CLASSICO E CRISTIANO NEL CENTONE BIBLICO DI PROBA
Аннотация: Фальтония Проба — поэтесса IV в., принадлежавшая к римскому аристократическому роду Petroni Probi. Утонченная и культурная женщина, она переделывает гекзаметры и полустишия Вергилия в библейский центон (около 600 стихов), начиная от сотворения мира и заканчивая Вознесением Христа на небо. Это произведение оказало глубокое влияние на императрицу Евдокию, которая после Пробы напишет гомеровский христианский центон на греческом языке. «Центон» Пробы отражает схоластические методы запоминания и интерпретации древней поэзии, особенно Вергилия, который, будучи язычником, рассматривался как основополагающий автор на протяжении всей античности даже христианами. Некоторые ученые предполагали, что Проба намеревалась заменить чтение Вергилия в грамматических школах своим текстом, «очистив» и христианизировав его сочинение. При ближайшем рассмотрении Проба умело использует фрагменты из стихов Вергилия для интерпретации пересказанных ею библейских эпизодов. Например, любовь Бога к Своему творению и любовь Петра к распятому Христу описываются цитатами, которые у Вергилия описывают любовь Дидоны к Энею, а израненное тело Христа, когда Он является ученикам после Воскресения, описывается цитатами о несправедливой и жестокой смерти Сихея и Деифоба. Мы должны понимать, что читатели Пробы прекрасно знали контекст Вергилия, в противном случае они не смогли бы понять христианский смысл «Центона».
В статье подробно анализируется эпизод Тайной вечери из «Центона» Пробы. Два отрывка из пятой песни «Энеиды» служат Leitreminiszenzen (ludi funebres в честь Ан-хиса и смерть Палинура). Этот анализ свидетельствует, что даже сюжетные линии, которые могут показаться простыми мозаиками, составленными из «нейтральных» Вергилиевых стихов, если постигать их смысл, раскрывают свои сокровища. Вергилия определенно заставляют говорить pia munera Christi (Cento 23) вплоть до того, что некоторые слова Вергилия, используемые Пробой, могут быть правильно поняты, только если мы переосмыслим их в свете их значения в христианском Sondersprache. Это позволяет утверждать, что христианское происхождение «Центона» Пробы неразрывно связано с его вергилианским происхождением и что «Центон» хранит сокровища, многие из которых еще ждут своего исследователя.
Ключевые слова: Фальтония Бетиция Проба, христианская латинская поэзия, латинская литература, латинская поэзия, латинский эпос, Вергилий, латинский центон.
Paola F. Moretti
I. Definizione di centone; il centone virgiliano di Proba
Oggetto del mio contributo b il centone di versi di Virgilio e di argomento cristiano composto dopo il 350 da Faltonia Betitia Proba, un'aristocratica esponente della nobile famiglia dei Petroni Probi1. Esso, in 694 esametri, rinarra sinteticamente alcuni episodi della Sacra Scrittura, dalla creazione del mondo all'Ascensione di Cristo.
Il centone in generale si presenta come un textus, un 'tessuto', che il poeta compone 'ri-componendo' frammenti — versi o emistichi — di testi poetici 'altri'. Si tratta di un genere letterario atipico e minoritario, che Mark Usher, studioso della produzione centonaria dell'imperatrice Eudocia (che lesse Proba), paragona alla «outsider art» di artisti contemporanei come Howard Finster o Oscar De Mejo: artisti marginali, che per costruire le proprie opere si avvalgono anche di materiali di riuso2. Il genere centone, che non sempre a torto b stato oggetto di giudizi negativi da parte di lettori e studiosi3, b stato rivalutato nella cornice degli studi sull'estetica tardoantica e sulla teoria della letteratura in generale, anche per il suo carattere di lusus, 'gioco', letterario e di 'intertesto' allo stato puro: un testo la cui langue coincide con la parole di un altro testo4. La tecnica compositiva che lo caratterizza ha origine nell'ambiente della scuola antica, in quanto rappresenta il risultato estremo della combinazione di due prassi tipiche di essa: l'apprendimento mnemonico dei testi poetici (Omero nel mondo greco, Virgilio in quello latino) e l'abitudine all'imitazione dei modelli letterari5. In ambito latino, il rappresentante piu notevole del genere, insieme con l'opera di Proba, b il Cento nuptialis di Ausonio6. A entrambi si attaglia la sintetica definizione dei centoni offerta da Ziolkovski: «a poem stitched together from complete or partial Virgilian lines
1 Utilizzo il testo critico pubblicato da A. Fassina e C. M. Lucarini in: Faltonia Betitia Proba. Cento Vergilianus. Berlin; Boston, 2015. Fra le traduzioni, mi limito a segnalare le due principali in-glesi: Clark E. A., Hatch D. F. The Golden Bough, The Oaken Cross: The Vergilian Cento of Faltonia Betitia Proba. Chico (CA), 1981; Schottenius Cullhed S. Proba the Prophet: The Christian Virgilian Cento of Faltonia Betiatiae Proba. Leiden; Boston, 2015 (entrambe sono basate sul testo critico edito da C. Schenkl, in: Poetae Christiani minores. Vindobonae; Pragae; Lipsiae, 1888. Vol. 1. P. 569-609). Sull'identificazione di Proba, messa in discussione in particolare da Danuta Schanzer (The Anonymous Carmen Contra Paganos and the Date and Identity of the Centonist Proba // Revue des Études Augustiniennes. 1986. Vol. 32. P. 232-248), cfr. almeno Green R. H. P. Proba's Cento: Its Date, Purpose, and Reception // Classical Quarterly. 1995. Vol. 45. № 2. P. 551-554; Idem. Which Proba Wrote the Cento? // Ibid. 2008. Vol. 58. № 2. P. 264-276; e, di recente Fassina A., Lucarini C. M. Op. cit. P. vii-xi.
2 Usher M. D. Homeric Stitchings: The Homeric Centos of the Empress Eudocia. Lanham (MD); Oxford, 1998. P. 37-38.
3 Per Proba, la storia della sua ricezione negativa e ricostruita nel capitolo 2 di Schottenius Cullhed, Proba.
4 Cfr. almeno Verweyen T., Witting G. The Cento: A Form of Intertextuality from Montage to Parody // Intertextuality / H. F. Plett, ed. Berlin; N. Y., 1991. P. 165-178; Formisano M., Sogno C. Petite poésie portable: The Latin Cento in Its Late Antique Context // Condensing Texts, Condensed Texts / M. Horster, C. Reitz, eds. Stuttgart, 2010. P. 375-392.
5 Cfr. Lamacchia R. Dall'arte allusiva al centone // Atene e Roma. 1958. № 3. P. 193-216; McGill S. Virgil Recomposed: The Mythological and Secular Centos in Antiquity. Oxford, 2005. P. XVIII-XXI e 158.
6 Ausonius. The Works of Ausonius / Green R. P. H., ed. Oxford, 1991. P. 132-134 e 518-522; cfr. anche McGill S. Op. cit. P. 1-30.
or phrases to form a sort of literary patchwork that is at once original and completely borrowed»7.
Resta dibattuta la destinazione del testo di Proba.
Due soli sono i fatti accertati. Primo, il centone di Proba circola alla corte imperiale, come b testimoniato da una dedica all'imperatore Arcadio8, in cui si auspica che egli legga il centone a suo figlio, il futuro Teodosio II, che sará il marito di Eudocia (l'imperatrice e poetessa centonaria). Secondo, esso gode di una certa popolaritá nel pubblico cristiano, tanto da essere menzionato fra i testi apocrifi condannati nel decreto pseudo-gelasiano De libris recipiendis et non recipiendis9.
Le ipotesi inerenti allo scopo perseguito dalla poetessa restano a mio parere non persuasivamente dimostrate. Da un lato, non si deve pensare che Proba miri tout-court a insegnare il fondamento biblico della dottrina cristiana: infatti, la narrazione di pochi e selezionati episodi della Scrittura, a volte sintetica e a volte piu ampia, non b fedele, e non puó essere apprezzata pienamente da chi non conosca giá sia la Bibbia sia la dottrina cristiana10. Dall'altro, non pare del tutto convincente l'ipotesi che l'opera di Proba, scritta in reazione delle misure assunte dall'imperatore Giuliano contro gli insegnanti cristiani nel 362, intenda offrire ai cristiani un accesso alla poesia di Virgilio in forma moralmente 'depurata', in cui non figurano né gli dbi pagani né le storie piu immorali (come quella di Didone, l'eroina suicida)11: il suo centone sarebbe, insomma, un «transformed and sanitized Virgil», che dovrebbe prendere il posto di Virgilio come modello letterario nelle scuole cristiane12. Uno scopo del genere mal si concilia, infatti, con una delle principali caratteristiche del centone stesso, sulla quale mi soffermo nel prosieguo: il centone, per essere compreso a fondo, presuppone che il suo lettore conosca anche — e molto bene — Virgilio.
II. Virgilio valorizzato a 'commento' della Scrittura
Il poeta centonario nell'ipertesto (= centone) riusa l'ipotesto (= Virgilio) citandolo letteralmente, e, soprattutto, istituisce fra i due una relazione semanticamente significativa, che merita di essere approfondita13.
7 Ziolkowski J. M., Putnam M. C. J. The Virgilian Tradition: The First Fifteen Hundred Years. New Haven; L., 2008. P. 469 (su Proba, pp. 475-480).
8 Su cui cfr. Mastandrea P. L'epigramma dedicatorio del 'cento Vergilianus' di Proba, Anth. Lat. 719d Riese: Analisi del testo, ipotesi di datazione e identificazione dell'autore // Bollettino di Studi Latini. 2001. Vol. 31. P. 565-578.
9 Cfr. Herzog R. Die Bibelepik der lateinischen Spätantike. München, 1975. Bd. 1. P. XXIV-
XXV.
10 Cfr. Ibid. P. 36-46; Kirsch W. Die Lateinische Versepik des 4. Jahrhunderts. Berlin, 1989. S. 130-131, 138-139.
11 Sulla presenza in Proba di emistichi e versi tratti dalla vicenda di Didone, e sul loro significato, cfr. almeno Moretti P. F. Versi didoniani nel centone di Proba // Motivi e forme della poesia cristiana antica tra Scrittura e Tradizione classica: XXXVI Incontro di Studiosi dell'Antichita Cristiana. Roma, 2008. P. 643-659.
12 Clark E. A., Hatch D. F. Op. cit. P. 7 e 97-100; Green R. H. P. Proba's Cento... P. 554560. Non diversa, peraltro, l'intenzione della pubblicazione di Proba da parte del Manuzio, nel 1501, all'interno di un'antologia di poeti cristiani (cfr. Schottenius Cullhed S. Op. cit. P. 95-96).
13 Bazil M. Centones Christiani. P.: Institut d'Etudes Augustiniennes, 2009. P. 47.
Anche nel caso di Proba: da un lato, il centone è il prodotto di una profonda memoria di Virgilio dal punto di vista del suo creatore14; dall'altro, il centone è pienamente compreso solo se i suoi lettori hanno un'altrettanto profonda memoria di Virgilio15. Proba agisce 's-membrando' Virgilio e 'ri-membrandolo'16, e, nel ri-narrare gli episodi biblici, sfrutta il contesto originale dei materiali virgiliani per suggerire implicitamente un'interpretazione dell'episodio biblico17. Si rende allora necessaria una decifrazione («Dechiffrierung»), che colga il surplus di significato che Virgilio convoglia nei versi di Proba18. È importante osservare che, se il lettore non coglie questo meccanismo, anche la storia biblica resta non compresa appieno19.
Presento ora tre esempi, nei quali l'ipotesto virgiliano 'commenta' gli episodi narrati in Proba. Nell'analisi, consapevolmente concentro l'attenzione solo su alcuni frammenti virgiliani, tutti tratti dall'Eneide, ritenendoli particolarmente significativi, mentre lascio che gli altri frammenti — che pure non sono tutti da considerare quali meccanici riempitivi — passino in secondo piano20.
ii.1. L'amore di Dio per la creazione (vv. 107—114)21
Proba Virgilio
Iamque dies alterque dies processit et omne hoc virtutis opus, divinae mentis et haustus prospiciens genitor, perfectis ordine rebus, expleri mentem nequit ardescitque tuendo 110 terrasque tractusque maris caelumque profundum,... Aen. 1.713
14 La teoría antica si desume dall'epistola prefatoria al Cento nuptialis di Ausonio, che definisce il lavoro del poeta centonario in questi termini: solae memoriae negotium sparsa colligere et integrare lacerata (praef. 18, p. 132 G.). McGill S. Op. cit. P. 10-18, sottolinea come tendenzialmente l'uso della memoria, piuttosto che la lettura continua di uno o più codici virgiliani, avrà verisimilmente costituito il punto di partenza del centonario.
15 Cfr. McGill S. Op. cit. P. 1-30.
16 Cfr. Hardie P. Polyphony or Babel?: Hosidius Geta's Medea and the Poetics of the Cento // Severan Culture / S. Swain, S. Harrison, J. Elsner, eds. Oxford, 2007. P. 168-176: 171.
17 È la «situation centonienne» descritta da Bazil M. Op. cit. P. 59-71; cfr. anche Hardie P. Op. cit. P. 172.
18 Herzog R. Op. cit. P. 12, 23 e passim.
19 Cfr. Pavlovskis Z. Proba and the Semiotics of the Narrative Vergilian Cento // Vergilius. 1989. Vol. 35. P. 70-80: 83; Kyriakidis S. Eve and Mary: Proba's Technique in the Creation of Two Different Female Figures // Materiali e Discussioni. 1992. Vol. 29. P. 121-153: 152.
20 Sulla necessità di trattare i frammenti virgiliani riusati secondo una selettiva gerarchia, distinguendo quelli dotati di sola «semantic aptness» (analogia di referente) da quelli dotati di «allusive weight» (e dunque rilevanti per l'interpretazione), cfr. Hardie P. Op. cit.; Schottenius Cullhed S. Op. cit. P. 13-15.
21 A ciascun passo di Proba faccio seguire la traduzione, e aggiungo i riferimenti virgiliani (solo quelli che considero qui, e che corrispondono alle sezioni sottolineate in Proba) e quelli biblici. Cito il testo latino di Virgilio da Publi Vergili Maronis Opera / Geymonat M., ed. Augustae Taurinorum, 1973; per la Bibbia, mi avvalgo di Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem / R. Weber et al., eds. 4th ed. Stuttgardiae, 1994.
Proba Virgilio
«Trascorse un giorno e ancora un secondo giorno e il Padre, guardando tutto ció, opera della potenza della mente divina e dello Spirito, compiute in ordine le cose, non puó saziare la mente e s'accende di amore nel guardare 110
le terre e i tratti di mare e il cielo profondo...».
Riferimenti biblici: Gen 1.10 et al.: et vidit Deus quod esset bonum.
Nel verso 110 Proba esprime il compiacimento di Dio per l'opera della creazione appena compiuta — manca solo l'uomo, che apparirà di ll a poco come signore di tutto —, e intende trovare un corrispettivo poetico del biblico «e Dio vide che era cosa buona», che scandisce le fasi dell'opera di Dio nella Genesi. Il compiacimento di Dio è caratterizzato come amore in senso pregnante, in quanto Proba utilizza un verso in cui Virgilio parla della nascente passione d'amore di Didone per Enea, passione che si accende in lei mentre guarda i doni di Enea e il piccolo Iulo, figlio dell'eroe (in realtà, il dio Amore che ha assunto le sembianze di Iulo): expleri mentem nequit ardescitque tuendo. Cosl come in Didone, nel Dio 'umano' descritto da Proba, la passione per l'oggetto amato nasce e si alimenta nella contemplazione di esso22.
ii.2. I discepoli si disperdono dopo la morte di Cristo; il lamento di Pletro
(vv. 638-647)
Proba Virgilio
(1) Diffugiunt comites et nocte teguntur opaca multaque dura suo tristi cum corde volutant. Ouid faciant? (2) Haerent infixi pectore vultus 640 verbaque nec placidam membris dat cura quietem. Aen. 4.123 Aen. 4.4 Aen. 4.5 Aen. 4.232=272 Aen. 6.465
Tum senior tales referebat pectore voces, multa putans: «Ubi nunc nobis Deus ille magister? Ouem sequimur? Ouove ire iubes, ubi ponere sedes? O dolor atque decus, tantarum eloria rerum! 645 Iam iam nulla mora est: et nos rape in omnia tecum, (oramus!) (3) teque aspectu ne subtrahe nostro». «(1) I compagni si disperdono e sono avvolti dalla notte oscura, e riflettono nel cuore rattristato sulle molte dure vicende. Che cosa potrebbero fare? (2) Rimaneono impressi nella mente il volto 640
22 Del tutto inappropriata sento l'osservazione di Cacioli M. R. Adattamenti semantici e sintattici nel centone virgiliano di Proba // Studi Italiani di Filología Classica. 1969. Vol. 41. P. 231, n. 1, che definisce questa ripresa come inadeguata perché la descrizione di Dio vi risulterebbe «troppo umana»: l'umanità dell'affezione di Dio per la creazione è proprio ció che rende il testo di Proba pregevole.
Proba Virgilio
e le parole, né l'affanno concede alle membra placida quiete.
Allora l'anziano [Pietro] traeva dal cuore tali parole molte cose pensando: 'Dov'è adesso per noi il maestro divino? Chi mai seguiamo? Dove ordini di andare e di porre la nostra dimora? O dolore e vanto, gloria di cos! grandi eventi! 645 Ormai non v'è da indugiare: prendi anche noi con te in ogni sorte - ti preghiamo — (3) e non sottrarti al nostro sguardo.'»
Riferimenti biblici: Matth 26.56: Tunc discipuli omnes relicto eo fugerunt; Mc 14.50: Tunc discipuli eius relinquentes eum omnes fugerunt.
Il doloroso sfogo di Pietro rappresenta uno sviluppo autonomo, non giustificato dal testo evangelico.
Qui la storia di Didone fornisce alcune «Leitreminiszenzen»23: cioè dei riferimenti qualitativamente — e a volte anche quantitativamente — significativi a un determinato passo (o personaggio) virgiliano, che orientano l'interpretazione di uno specifico passo (o personaggio) del centone.
Il riferimento 1 proviene dal libro IV dell'Eneide (4.123: diffugient comites et nocte tegentur opaca 24), dove Giunone parla a Venere della caccia durante la quale i due amanti, Enea e Didone, si uniranno. Contrariamente a quanto osservato da Herzog, che cataloga la ripresa fra le «inhaltlich unbezogene Leitreminiszenzen»25, esiste un legame tra i due contesti, in quanto in entrambi i casi si parla di tenebre dovute a un intervento divino: in Virgilio, Giunone che vuole che l'affaire amoroso fra Enea e Didone vada a buon fine; in Proba, Dio Padre che sconvolge gli elementi dopo la morte del Figlio in croce.
Più pregnante il riferimento 2, che riprende Aen. 4.4—5. L1 il volto e le parole di Enea stanno fissi in cuore a Didone, la quale, innamorata, non riesce a prendere sonno: allo stesso modo, il volto e le parole di Cristo, dopo la sua morte, restano fissi nel cuore degli apostoli, che non possono dormire. In questo caso Proba usa un verso e mezzo di Virgilio, un frustulo che, valutato in rapporto alla sua tecnica compositiva usuale, risulta molto lungo26. Tramite il richiamo al contesto originario, l'amore di Didone 'commenta' l'amore degli apostoli per Cristo, conferendo ad esso lo spessore dell'affezione di Didone per Enea27.
23 Herzog R. Op. cit. S. 21-26; Schottenius Cullhed S. Op. cit. P. 17.
24 Con variazione del tempo delle forme verbali (diflugiunt — teguntur) in Proba.
25 Herzog R. Op. cit. S. 22.
26 Proba solo sette volte utilizza frammenti virgiliani che eccedano il singolo verso. Cfr. Bright D. F. Theory and Practice in the Vergilian Cento // Illinois Classical Studies. 1984. Vol. 9. № 1. P. 79-90; Fassina A. Alterazioni semantiche ed espedienti compositivi nel Cento Probae // Incontri triestini di filologia classica. 2005. № 5. P. 267, n. 15.
27 Cfr. Moretti P. F. Op. cit. P. 653-655; Schottenius Cullhed S. Op. cit. P. 184.
Infine, il riferimento 3 proviene dal VI libro (Aen. 6.465). In Virgilio, Enea incontra nell'Oltretomba l'ombra di Didone, morta suicida, e rivolge all'eroina 'tragica'28 queste parole di supplica, colme dell'affetto per lei e pronunciate appena prima che ella scompaia ai suoi occhi per sempre. In Proba, sono le parole che Pietro ripete a Cristo, dopo la sua morte, essendo disperato per un distacco che il discepolo crede eterno e senza rimedio.
ii.3. Cristo, dopo la resurrezione, appare agli apostoli e mostra loro le proprie ferite (v. 677—681)
Proba Virgilio
Et simul his dictis faciem ostendebat et (1) ora. ora manusque ambas (2) populataque pectora ferro: immiscentque manus manibus gaudentque tuentes. Nec vidisse semel satis est: iuvat usque morari 680 et conferre gradum et dextrae coniungere dextram. «E. dette queste parole. insieme mostrava la figura e (1) il volto. il volto ed entrambe le mani (2) e il petto devastato dal ferro: e intrecciano le mani alle mani e gioiscono nel guardarlo. E non basta vederlo una volta sola: piace indugiare ancora 680 e accostare il passo e unire la destra alla destra». Aen. 6.495 Aen. 6.496 + Aen. 1.355
Riferimenti biblici: Lc 24.39-40: «Videte manus meas et pedes, quia ipse ego sum. Palpate et videte, quia spiritus carnem et ossa non habet sicut me videtis habere». Et cum hoc dixisset, ostendit eis manus et pedes.
Proba, nella descrizione di Cristo risorto, a proposito del quale il Vangelo insiste soprattutto sulla realtà carnale del suo corpo, utilizza frustuli tratti dagli episodi virgiliani di Deifobo, figlio del re troiano Priamo, e Sicheo, marito di Didone: entrambi sono uccisi a tradimento, e il primo è anche sfigurato dai colpi ricevuti. Ciô conferisce alle ferite inferte a Cristo una duplice connotazione, che per cosl dire integra e spiega il testo sacro: le ferite sono ingiuste e deturpano la bellezza di colui che le ha subite.
Il riferimento 1 viene dal VI libro dell'Eneide (6.495-496). Vi appare l'ombra del defunto Deifobo, che ricorderà come nell'ultima notte di Troia la sua sposa Elena avesse fatto entrare proditoriamente i Greci nella sua dimora, dopo avergli sottratto le armi, e avesse permesso loro di fare scempio di lui dormiente. I versi riusati da Proba sono particolarmente ricchi di pathos (si noti l'anadiplosi di ora)29, e proiettano sulle ferite di Cristo la bruttura e l'ingiustizia di un aggettivo (inhonesto, «disonorevole», «brutto»
28 Vergilius P. Maro. Aeneis, Buch VI / Norden E., Hrsg. 4. Aufl. Stuttgart, 1957. S. 253 ad loc.: «der Grundton der Didoszene ist nicht auf Sentimentalität, sondern auf heroische Größe und tragisches Ethos gestimmt».
29 Un espediente raro in Virgilio: cfr. Conington J., Nettleship H. The Works of Vergil. 4th ed. L., 1884. Vol. 2; rist. Hildesheim 1963, p. 489 ad loc.
anche in senso morale) che appare solo nel contesto di Virgilio a denotare la ferita subita da Deifobo. Deifobo 6 morto perché tradito, e la sua bellezza 6 stata sfigurata30.
Il riferimento 2 (Aen. 1.355) va nella medesima direzione: in Virgilio, l'ombra del marito defunto Sicheo appare in sogno a Didone, rivelandole di essere stato ucciso dal di lei fratello Pigmalione, e le mostra il proprio petto trafitto dal ferro a tradimento31.
In sintesi, Cristo 6 stato ingiustamente tradito e sfigurato, come Deifobo, come Sicheo.
Alla luce di questi tre passi, traggo una prima conclusione: Proba certamente non scrisse per 'depurare' Virgilio e sostituirlo come auctoritas nella scuola cristiana: infatti, a un lettore di Proba che fosse ignaro dell'ipotesto virgiliano, sfuggirebbero importanti sfumature della ri-narrazione degli episodi biblici contenuta nel centone medesimo.
III. Virgilio 'cristianizzato'
Per Virgilio 'cristianizzato' intendo casi in cui la parola virgiliana 6 drasticamente 'neutralizzata', o meglio: risemantizzata in senso cristiano.
A questo proposito, esamino il discorso di Cristo durante l'ultima cena (vv. 581— 599).
Proba Virgilio
Tum victu revocant vires fusique per herbam et dapibus mensas onerant et pocula ponunt. Postquam prima quies epulis mensaeque remotae, ipse inter primos (1) genitori instaurat honores suspiciens caelum. Tum facta silentia linguis 585 dat manibus fruges dulcesque a fontibus undas implevitque mero pateram ritusque sacrorum edocet inmiscetque preces ac talia fatur: «Audite, o proceres, — ait — et spes discite vestras. (2) Nemo ex hoc numero mihi non donatus abibit, 590 (3) promissisque patris (4) vestra — inquit — munera vobis certa manent, pueri, et palmam movet ordine nemo. Aen. 5.94 Aen. 5.305 Aen. 5.863 + 5.348 Aen. 5.349 Aen. 5.814 Aen. 7.536 + 3.623 (?) Aen. 5.49 Aen. 5.815
Et lux cum primum terris se crastina reddet, (5.a) unus erit tantum in me exitiumque meorum, (6) dum paci medium se offert, (7) de corpore nostro. 595 Iamque dies, nisi fallor, adest: secludite curas: mecum erit iste labor, nec me sententia fallit: (5.b) unum pro multis dabitur caput». Haec ita fatus conticuit seramque dedit per membra quietem. «Allora recuperano le forze con il cibo e, sdraiati sull'erba, colmano le mense di cibi e vi pongono calici. Appena ci fu la prima pausa al banchetto e le mense furono allontanate,
30 Cfr. anche Clark E. A., Hatch D. F. Op. cit. P. 147 e nota 69.
31 Ibid. P. 117 e nota 67.
Proba Virgilio
Egli tra i primi (1) rinnova gli onori al Padre, volgendo gli occhi al cielo. Allora le lingue tacquero. 585 Offre con le mani pane e acqua dolce di fonte, riempie una coppa di vino puro e insegna i riti sacri e inframezza preghiere e parla cosl: 'Ascoltate, o eletti' — dice — 'e apprendete le vostre speranze. (2) Nessuno di questo gruppo se ne andrà senza premio, 590 (3) e per le promesse del Padre (4) i vostri doni' — disse — 'vi restano certi, giovani, e nessuno muta l'ordine della vittoria.
E non appena la luce di domani tornerà sulla terra, (5.a) uno soltanto sarà (7) dal nostro numero contro di me e a rovina dei miei, (6) venendomi incontro per baciarmi. 595 Ormai se non erro il giorno è vicino. Allontanate gli affanni. A me spetta questo compito, e non viene meno il mio proposito: (5.b) una sola vita sarà sacrificata per tutti gli altri'. Ció detto tacque e lasció fluire per le membra un tardo sonno».
Riferimenti biblici: Matth 26.21-50: 21Et edentibus illis, dixit: «Amen dico vobis: Unus vestrum me traditurus est»... 23At ipse respondens ait: «Qui intingit mecum manum in paropside, hic me tradet...». 26Cenantibus autem eis, accepit Iesus panem et benedixit ac fregit deditque discipulis et ait: «Accipite, comedite: hoc est corpus meum». 27Et accipiens calicem, gratias egit et dedit illis dicens: «Bibite ex hoc omnes: 28hic est enim sanguis meus novi testamenti, qui pro multis ef-funditur in remissionem peccatorum...». 30Et hymno dicto, exierunt in montem Oliveti... 47Et adhuc ipso loquente, ecce Iudas, unus de duodecim, venit, et cum eo turba multa cum gladiis et fustibus, missi a principibus sacerdotum et senioribus populi. 48Qui autem tradidit eum, dedit illis signum dicens: «Quemcumque osculatus fuero, ipse est; tenete eum!». 49Et confestim accedens ad Iesum dixit: «Ave, Rabbi!» et osculatus est eum. 50Iesus autem dixit illi: «Amice, ad quod venisti!». Tunc accesserunt et manus iniecerunt in Iesum et tenuerunt eum (cfr. anche Mc 14.17-25 e Lc 22.14-53).
Qui Proba si distanzia manifestamente dal dettato del testo evangelico, tanto da rendere complicato il confronto con qualunque dei sinottici: si pensi che l'ultima cena si svolge sull'erba (v. 581) e che l'Eucaristia viene offerta dopo, e non durante, il banchetto (vv. 583-588)32.
In questi versi, due famosi episodi dell'Eneide, entrambi appartenenti al libro V, forniscono le «Leitreminiszenzen».
Il primo è rappresentato dai giochi funebri celebrati per la morte di Anchise e narrati in Aen. 5.45-603, verso i quali l'attenzione del lettore è attirata già dal riferimento 1: Enea che comincia un sacrificio in onore di Anchise, dopo essere stato interrotto dall'infausta apparizione di un serpente, nel centone 'rivive' in Cristo, che si accinge a istituire l'Eucaristia. Fra i due si stabilisce una sorta di rapporto tipologico: una «semi-
32 Cfr. Fassina A., Lucarini C. M. Op. cit. P. CXVII-CXVIII e n. 209. Sull'interpretazione dell'episodio, cfr. anche Schottenius Cullhed S. Op. cit. P. 180.
biblical typology», per usare l'efficace definizione della Schottenius Cullhed, per cui Enea sacrificante 'si invera' tipologicamente in Cristo sacrificante33.
Dal riferimento 2 si chiarisce perché i ludi funebres siano adatti come ipotesto dell'ultima cena. In Virgilio, Enea si rivolge ai partecipanti alla gara di corsa, rassicurandoli del fatto che tutti loro riceveranno un premio, anche gli sconfitti (Aen. 5.305); sul tema del ricco premio che tocca a tutti, vincitori e vinti, si insiste molto, cosí come sono numerosi i cenni ai premi conferiti ai partecipanti alle diverse gare34. In Proba, nell'ultima cena Cristo sa di essere prossimo alla morte e la speranza dei discepoli sta per essere messa alla prova. Cristo li vuole perciô rassicurare: a dispetto di ogni apparenza di sconfitta — Cristo morirà —, essi saranno premiati. Anche il riferimento 4 (Aen. 5.348) si giustifica cosí. È infatti l'esordio del discorso che Enea rivolge a Niso e a Salio, che per colpa di Niso ha perso la gara di corsa, rassicurando entrambi sul fatto che saranno premiati (Aen. 5.348—361). Similmente, Cristo conferma i suoi nella speranza del premio che li attende, nonostante incomba su di loro un'apparente sconfitta.
Il secondo episodio-guida è la morte del nocchiero Palinuro, narrata in Aen. 5.778— 871. La morte di Palinuro è preceduta da un dialogo fra Venere e Nettuno, da cui provengono i riferimenti 3 e 5.a—5.b (Aen. 5.814—815). Venere chiede salvezza per il figlio Enea e per i suoi compagni, e Nettuno risponde che solo uno di loro perirà affinché tutti gli altri siano salvi: il dio marino profetizza dunque il sacrificio di uno per la salvezza di molti. Poco dopo (Aen. 5.833-871), infatti, il dio Sonno appare a Palinuro, assumendo le sembianze del compagno Forbante, per prendere il timone al suo posto, e questi si addormenta e cade fra i flutti, trovandovi la morte. Il tutto accade mentre la flotta procede sicura grazie alle promesse del padre Nettuno (Aen. 5.863). Proba riferisce 5.a alla morte di Cristo, e la ragione della scelta è chiara. Sia Palinuro che Cristo debbono morire, e la morte di entrambi è destinata a portare salvezza: quella di Palinuro, secondo le parole di Nettuno, a Enea e ai suoi compagni; quella di Cristo, secondo le promesse di Dio, ai discepoli e all'umanità intera. Peraltro, molto chiaro è anche anche l'inverarsi delle promesse del pater Nettuno in quelle del Padre divino (3) che garantisce il realizzarsi delle parole di Cristo.
Merita attenzione anche 5.b, un emistichio proveniente dal medesimo contesto, ma riusato per indicare la morte di Giuda: l'unico che, secondo il Vangelo, andrà perduto, «perché si compiano le Scritture» (Ioh 17.12: et nemo ex his perivit nisi filius perditionis ut scriptura adimpleatur). Anche il sacrificio di Giuda, dunque, è necessario. Qui azzardo un'ipotesi interpretativa forse un poco audace: l'emistichio, grazie il suo contesto virgiliano — Palinuro muore incolpevolmente, perché è ingannato dall'apparizione del dio Sonno — parrebbe affermare che la perdizione di Giuda sia quasi inevitabile, piuttosto che sottolineare la sua responsabilità nel tradimento. E l'impressione che Proba abbia voluto suggerire una visione non del tutto negativa di Giuda e del suo operato,
33 Cfr. Ibid. P. 15-17, che riusa qui una categoria tradizionale dell'esegesi biblica. La «semi-biblical typology», che si stabilisce fra episodi/personaggi virgiliani e biblici, si affianca alla «biblical typology», che si stabilisce fra episodi/personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento all'interno della ri-narrazione di Proba: per esempio, «semi-biblical» è la corrispondenza Didone/Eva, «biblical» la corrispondenza Eva/Maria.
34 Per esempio, i munera elencati in Aen. 5.109-112; i premi destinati ai vincitori della regata (5.244-267), e a Sergesto, ultimo arrivato (5.282-285); i doni promessi da Enea a chi partecipa alla corsa (5.304-314: sono i versi che seguono a quello citato da Proba); etc.
è rafforzata dal parallelo stabilito fra l'unus menzionato al v. 594, Giuda, e Vunum caput menzionato al v. 598, Cristo. Due morti parimenti necessarie perché la missione salvifica di Cristo si possa compiere.
Dei vv. 592-595, le traduzioni offrono rese poco persuasive, nonostante sia chiaro che Cristo sta parlando di Giuda. Problematico è soprattutto il v. 595, i cui due emistichi (dumpaci medium se offert e de corpore nostro) risultano nel nuovo contesto tutt'altro che perspicui.
Il primo (riferimento 6) viene dal libro VII dell'Eneide, dove si dice della morte in battaglia di Galeso, uno fra i primi Italici uccisi da Ascanio: Galeso è definito l'uomo «giusto più di ogni altro» (iustissimus unus), che aveva tentato di offrirsi come mediatore di pace (medium paci) fra Enea e i nemici. La morte di Galeso apparentemente non ha nulla a che fare con il contesto di Proba.
Il secondo (riferimento 7) non corrisponde letteralmente ad alcun passo di Virgilio. Si segnala dubitativamente come fonte ^en. 3.623-625 (sono parole di Achemenide, che racconta dell'uccisione di due compagni da parte del Ciclope Polifemo): Vidi egomet duo de numero cum corpora nostro /prensa manu magna medio resupinus in antro / frangeret adsaxum («Vidi io stesso quando lui [scil. il Ciclope], afferrate due persone [corpora] del nostro gruppo [numero], li infranse contro le rocce»). L'analogia fra Virgilio e Proba, come è evidente, consiste nel fatto che corpora/corpore occupano la medesima posizione, e sono seguiti dal possessivo nostro.
Come già detto, le traduzioni dei vv. 592-595 risultano poco perspicue: «E non appena sorgerà il nuovo giorno sulla terra, uno solo, fatto di carne come me, sarà contro di me e rovina apporterà ai miei, mentre si offre nell'apparenza a mediatore di pace» (Cariddi C. In centone di Proba Petronia. Napoli, 1971. P. 43); «And soon as tomorrow's light returns itself to earth there shall be one so much against me, to work the ruin of my people, while he puts himself in the middle regarding my person, and presents himself for peace» (Clark E. A., Hatch D. F. Op. cit. P. 8335); «E non appena la luce di domani tornerà sulla terra, uno soltanto sarà contro di me e per la rovina dei miei, mentre si offre il nostro corpo come mezzo per la pace» (Sineri V. Il centone di Proba. Acireale; Roma, 2011. P. 77); «When tomorrow's light will return to earth, there will be one against me and the ruin of my followers, as long as a means of peace will offer itself for my flesh» (Schottenius Cullhed S. Op. cit. P. 226).
Si sarebbe tentati di attribuire la colpa della mancata perspicuità del passo, e dunque delle sue traduzioni, a un mal riuscito riadattamento del materiale virgiliano al nuovo contesto. Ritengo invece che, per capire, sia necessario abbandonare Virgilio e addentrarci nell'ambito dei cristianismi lessicali. In particolare, due osservazioni andranno fatte, inerenti a due termini pertinenti alla Sondersprache dei cristiani. Pax, forse a partire da una iunctura come osculum pacis, «bacio della pace», già da data alta puô indicare il bacio scambiato fra cristiani36. Cosl pure corpus puô essere facilmente compreso se si pensa al senso cristiano di «gruppo [dei discepoli, dei cristiani]»: unus...
35 Che in una nota alla traduzione specificano che il verso potrebbe essere riferito al bacio di Giuda o al suo pentimento (Clark E. A., Hatch D. F. Op. cit. P. 192): la seconda spiegazione mi risulta peraltro oscura, e la traduzione non è chiara.
36 Cfr. Thesaurus Linguae Latinae. 10.874.8-37. Particolarmente significative a questo proposito le occorrenze di osculum pacis e pax nel De oratione di Tertulliano.
de corpore nostro in questo senso non sarebbe altro che «uno di noi, uno dei nostri». L'uso di corpus per indicare il corpo di Cristo, e ciofe il popolo che si riunisce intorno a Lui e che Lo segue, ha origine biblica (Rom 12.4-5) e si trova comunemente da Tertulliano in poi37.
In considerazione di ciö, il v. 595 indicherebbe Giuda, che, nelle parole di Cristo, «unico fra i miei», perirä «offrendosi al bacio», «mettendosi di fronte a me [medius] per il bacio, per baciarmi».
IV. Conclusione
In conclusione, Proba opera un sapiente riuso del testo virgiliano, che le serve per interpretare e commentare gli episodi biblici che ri-narra. Perfino versi che parrebbero mosaici costituiti da piccole tessere virgiliane neutralizzate e private del loro senso originale, se si va oltre la superficie, dischiudono i loro tesori, e Virgilio viene veramente piegato a dire i «pii doni di Cristo», ipia muñera Christi cui accenna Proba nel prologo del centone (cento 23).
Nessuna parola del centone, dunque, potrebbe esistere, senza essere ad un tempo classica e cristiana. Meglio: la poesia di Proba non potrebbe essere cristiana al modo in cui lo fe, se non fosse anche profondamente classica; né potrebbe essere pienamente compresa nel suo valore di commento sui generis alla Scrittura se non da un pubblico che abbia piena conoscenza di entrambe le componenti della cultura della nostra aristocratica poetessa.
Список литературы
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37 Cfr. Thesaurus Linguae Latinae. 4.1022.56-80.
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DOI: 10.15382/sturIII202064.67-81
Paola Francesca Moretti, Associate Professor of Latin Language and Literature, PhD, Dipartimento di Studi letterari, linguistici e filologici State University of Milan, Via Festa del Perdono 7, I-20122 Milano [email protected] ORCID: 0000-0001-9017-8731
Intersezioni:
CLASSICO E CRISTIANO NEL CENTONE BIBLICO DI PROBA
Paola F. Moretti
AbstractrProba is a 4th century poetess who belonged to the Roman aristocratic family of the Petroni Probi. A very well-educated woman, she reworked Vergil's hexameters and hemistichs into a biblical cento (approximately 600 verses), starting from the
creation of the world and ending with Christ's Ascension to Heaven. This work was read by and had a deep influence on Empress Eudocia, who after Proba composed a Homeric Christian cento in Greek. Proba's Cento reflects the scholastic techniques of memorizing and interpreting ancient poetry, especially Vergil, who, although a pagan, is treated as a pivotal author throughout Antiquity, even by Christians. Some scholars suggested that Proba, as a Christian, did intend her poem to replace the reading ofVergil at grammarian schools, by "cleaning" and Christianising his work. However, a close look shows that Proba was skillfully using Vergilian fragments to interpret the biblical episodes which she was retelling. For example, God's love towards His creatures and Peter's love towards (dead) Christ are described by quoting words referred by Vergil to Dido's love for Aeneas, whereas Christ's injured and wounded body, when he appears to the disciples after resurrection, is "commented upon" by quoting the unjust and cruel deaths of Sichaeus and Deiphobus. As a result, we should think of Proba's expected reader as being familiar with Vergil's hypotext quite well; otherwise, he or she would not be able to grasp the Christian meaning of the Cento. Moreover, the Cento's episode of the Last Supper is analysed in detail. Here, two passages from the 5th book of the Aeneid serve as"Leitreminiszenzen": ludi funebres in honour of Anchises, and Palinurus' death. This analysis shows that even those lines that might seem mere mosaics made up of "neutralised" Vergilian tesserae can disclose their treasures if one comprehends them properly. Vergil is definitely being made to speakpia munera Christi (Proba 23) to such extent that some of Vergil's words used by Proba cannot be understood properly unless we reinterpret them in light of their meaning in the Christian Sondersprache. This shows that Proba's being a Christian is connected inextricably to her being Vergilian, and that her Cento is a goldmine that hides treasures, many of which are still waiting to be dug out.
Keywords: Faltonia Betitia Proba, Christian Latin poetry, Latin literature, Latin poetry, Latin epics, Vergil, Latin centos.
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